HENRI ROUSSEAU

Come meglio possiamo descrivere Henri Rousseau, il pittore soldato senza gloria che ha militato nel reggimento di fanteria per 4 anni (1864 1868) e nei vent’anni successivi ha esercitato il ruolo di funzionario statale? Ebbene, raccontando di lui!

Henri nasce a Laval nel 1844, però la sua vita non è stata molto fortunata, a partire dalla tragedia più grande: quella di perdere tutti i figli avuti dalle due mogli. Per non parlare dell’incomprensione della critica, e del pubblico di fronte alle sue opere d’arte esposte per la prima volta quando già aveva 42 anni. Opere che espose al Salone degli Indipendenti, e pur notato da Picasso e dal poeta Apollinaire, non riuscì ad emergere nonostante le fatiche di una esistenza difficile; al punto che Rousseau morí di miseria a Parigi, era l’anno 1910.

Ma da dove prendeva ispirazione Rousseau? Dopo la morte dell’artista fu trovato nel suo atelier parigino, – al numero 2 di Rue Perrel -, un libro illustrato per bambini pubblicato dalla Galeriés Lafayette, si trattava di un album che raffigurava “Animali feroci” con oltre 200 illustrazioni sulla loro vita.

Si pensi che – a pagina 152 di questo album – troviamo l’immagine del custode di uno zoo che gioca con un giaguaro. Rousseau ne fece subito un dipinto che ambientò esattamente come la descrizione riportata nella illustrazione: “il giaguaro vive in quella regione americana che va da Rio Grande, fino al fiume che separa il Messico dagli Stati Uniti…“. La grande fantasia del pittore riesce a costruire quell’opera rigogliosa dove si vede precisamente nella stessa posizione – l’uomo e il giaguaro.

Invece, il pittore andava raccontando che le sue opere erano frutto di una sua fantomatica spedizione in Messico organizzata da Napoleone III, che voleva insediare Massimiliano d’Austria come imperatore del luogo, e dal quel viaggio aveva tratto ispirazione.

Ma erano tutte storie, o c’era della verità nei suoi racconti?

Sicuramente le illustrazioni di questa raccolta le ritroviamo in successivi numerosi dipinti dell’artista. Nell’opera “Il sogno“, per esempio, si può riconoscere addirittura un sofà, e poi dai documenti ufficiali riferiti al soldato Rousseau si scoprì subito che Henri non era mai andato in Messico.

Ma perché non dire che i suoi dipinti traevano ispirazione da fotografie o stampe apparse su giornali o cartoline illustrate?

Nel quadro “Guerra” é evidente l’ispirazione da una stampa apparsa sul giornale L’Egalité del 6 ottobre 1889. La “Caccia alla tigre”  da un disegno che uscí sul quotidiano L’Univers Illustré del 4 maggio 1895 e il “Carro di Papá Juniet” da una fotografia di famiglia di un amico di Rousseau.

Questa teoria é frutto di attente ricerche e studi di M.lle Bernard, nipote dell’artista, che un giorno disse ricordando il nonno “Mio nonno é stato un eterno bambino e come molti bambini era molto impressionabile”.

Terrorizzato dalle sue belve, non é difficile vederlo correre alla finestra per assicurarsi che invece si trovava nel suo studio di Parigi.

Questo suo modo lo contraddistinse al punto che riuscì a dare ai suoi animali la vita, tutto in una cornice per nulla fotografica. Un nobile leone, una serenità nei buoi, una vivacità nelle scimmie e una forma quasi tridimensionale che rende il dipinto un sogno.

É riuscito a far vivere le nuvole e le foglie degli alberi. Sapeva dipingere anche i sogni” scriveva di lui il poeta Paul Eluard.

Un pittore capace di trasfigurare la natura è le sue creature attraverso una visione poetica.

Una nota che appare nelle sue opere, é la difficoltà a dipingere le figure umane, spesso ombre. Un rifiuto verso l’uomo – viste le continue difficoltà – o semplicemente una natura infantile?

Una vita dentro ad uno zoo incantato, di serpenti ma anche di ninfee e fenicotteri rosa che fanno pensare ad un grande desiderio di eremitare in un mondo fantastico.

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