Più che un melting pot Trieste è una costellazione, più che un crogiolo ove tutto si mescola e amalgama, è una partitura a più voci. «Gente con premesse diverse che deve tentare di conciliare gli inconciliabili, che naturalmente non ci riesce e saltan fuori tipi strani, avventurieri della cultura e della vita […]» (Bobi Bazlen).
Fino al primo aprile del 2024, a Trieste, il Museo Sartorio propone un fascinoso viaggio nell’Eterno femminino. Arte a Trieste tra fascino e discrezione 1900 – 1940. La mostra, promossa dall’Assessorato alle Politiche della Cultura e del Turismo-Servizio Promozione Turistica, Musei, Eventi culturali e sportivi-P.O. Musei Storici e Artistici del Comune di Trieste, e realizzata da Trart-Società cooperativa di servizi culturali, a cura di Federica Luser, Michela Messina e Alessandra Tiddia, riunisce in quel luogo fascinoso e a suo modo intimo che è il Museo Sartorio, una trentina di ritratti di donne triestine dei primi decenni del ‘900. I dipinti provengono dalle collezioni del Museo Sartorio, dal Museo Revoltella, dalla Collezione d’Arte della Fondazione CRTrieste e da collezioni private, e vogliono offrire uno sguardo particolare su Trieste, attraverso alcune opere dei suoi migliori artisti del secolo.
Una galleria di ritratti femminili propone una Trieste osservata nelle sue pieghe più intime, nei volti e nei corpi di donne di quella borghesia cosmopolita e pluri confessionale che ha contribuito alla crescita economica e culturale della città nel diciannovesimo secolo e nel primo ‘900.
Il soggetto della mostra è il mondo femminile, l’eterno femminino
Il focus è su quelle donne triestine i cui sguardi, pose, movenze riflettono la caratteristica principale per cui sono conosciute: quel fascino discreto ma volitivo legato al loro essere indipendenti e sicure di sé. Una sorta di proiezione della coscienza segreta delle donne, ritratte nella loro diversità: muse, amiche, mogli, amanti, donne bellissime e sfrontate, provocanti e soddisfatte, timide e riservate, specchio della Trieste di allora. Un fascino discreto, enigmatico e ambiguo a volte, colto nella mondanità e nel segreto delle stanze.
Franco Asco, Antonio Camaur, Glauco Cambon, Bruno Croatto, Cesare Cuccoli, Oscar Hermann Lamb, Mario Lannes, Pietro Lucano, Giannino Marchig, Piero Marussig, Giovanni Mayer, Argio Orell, Gino Parin, Nino Poliaghi, Arturo Rietti, Ruggero Rovan, Edgardo Sambo, Carlo Sbisà, Cesare Sofianopulo, Vito Timmel, Carlo Wostry sono gli autori delle opere scelte per questa esposizione.
Scultura e pittura si intrecciano nelle splendide sale del Museo Sartorio, luogo ideale per l’esposizione di questi capolavori della scuola triestina che negli interni di una dimora storica vengono idealmente restituiti all’atmosfera per i quali erano stati concepiti.
L’arco temporale in cui sono state realizzate le opere si concentra sui primi quattro decenni del XX secolo, anni particolari e di grandi cambiamenti, sospesi tra euforia e dramma a causa delle trasformazioni epocali di una città che, dopo la Prima Guerra Mondiale, vede il proprio mondo sgretolarsi e poi ricostruirsi in forme e modi diversi. Diverse ed eterogenee sono le sensibilità artistiche e i linguaggi espressivi che, pur strettamente determinati da un’esigenza di realtà – una costante dell’arte a Trieste per tutto il ‘900 – oscillano tra i riferimenti simbolisti e postimpressionisti e le atmosfere legate al mondo del Déco come a quelle del Realismo Magico. Ma ciò che raccorda queste raffigurazioni del femminile, il comune denominatore delle opere selezionate, sta in quell’equazione sottile, talvolta celata, altre volte più manifesta fra queste figure e Trieste, quel fascino discreto e perturbante, quella “scontrosa grazia” che affiora nelle pose, nelle espressioni dei volti, ma anche in uno sguardo, nel rapporto fra l’effigiata e il contesto, spesso espresso da un dettaglio o raccontato nello spazio della tela e che riflette l’immagine di un’essenza sottile, quella di una città controversa: Trieste, appunto.
Commento di Cristina Rossello: Come dimostrano in molti ritratti femminili, l’eterea bellezza femminile, con le sue mutevoli declinazioni, ha rivestito il ruolo di custode di segreti. La piena verità non è mai venuta alla luce, contribuendo alla creazione di un’aura di magnetismo e curiosità ancora oggi reale. Opere che evidenziano il rapporto tra l’arte e il mondo femminile, che i più celebri pittori di tutti i tempi hanno celebrato in dipinti di incantevole bellezza.