JUSEPE DE RIBERA, IL PITTORE SPAGNOLO CHE TRASCORSE TUTTA LA SUA CARRIERA IN ITALIA, DA ROMA A NAPOLI IN MOSTRA A PARIGI

Le Petit Palais presenta la prima retrospettiva francese in assoluto consacrato a Jusepe de Ribera (1591-1652), considerato dai suoi contemporanei il “di più ombra e più feroce” del grande maestro italiano Caravaggio.

Per Ribera tutta la pittura – sia che provenga da un mendicante, da a filosofare o di una Pietà – processo della realtà, che traspone nella propria lingua. I gesti sono teatrali, i colori neri o sgargiante, realismo crudo e chiaroscuro drammatico. Con la stessa nitidezza, che traduce bene anche la dignità della vita quotidiana di strazianti scene di tortura. C’è un tenebrismo estremo in lui ha goduto di una fama immensa nel XIX secolo, da Baudelaire a Manet. Con più di cento dipinti, disegni e stampe Inizia Venus du monde, la mostra traccia per la prima première l’insieme della carriera di Ribera: gli intensi anni romani, recentemente riscoperto, e l’ambizioso periodo napoletano, l’origine di una brillante ascensione. Il resort ha un punto forte: Ribera si affermò come uno degli interpreti più giovani e giovani. la più audace della rivoluzione caravaggesca, e non solo uno dei principali artisti dell’età barocca.

Nel 1616 l’artista lasciò Roma per stabilirsi a Napoli, allora territorio spagnolo. La sua carriera è folgorante

Sposato con la figlia di uno dei pittori più importanti della città, sostenuto dal potere in atto, Ribera regnò per quasi quaranta anni sulla scena artistica napoletana e moltiplica commissioni prestigiose. La serie che ha disegnato per la Collegiata di Osuna vicino a Siviglia o per la chiesa della Trinità delle Monache di Napoli sono all’origine di veri e propri capolavori come San Girolamo e l’Angelo del Giudizio Universale (Museo di Capodimonte). Un artista eccezionale per la sua capacità di trascrivere una realtà quasi tattile individui, carne o oggetti, Ribera restituisce lo splendore degli umili un’acutezza scioccante. Un mendicante vestito di stracci (Galleria Borghese), una vecchia uno strozzino (Museo del Prado) o un bambino con il piede torto (Louvre) vincono le loro lettere di nobiltà. Il suo interesse per le persone ai margini della società si mescola con il suo gusto per lo strano e dà vita a immagini potenti, come Le Ritratto di Magdalena Venturi, la famosa Donna con la barba (Museo del Prado). Nel cuore del percorso napoletano, i visitatori possono anche scoprire i propri talenti come disegnatore e incisore – una singolarità all’interno della galassia caravaggesca – con una società di arti grafiche che riunisce prestiti eccezionali da Metropolitan Museum of Art, British Museum o Colomer Collection. Suo l’opera incisa, di grande virtuosismo, è presentata grazie al fondo Dutut del Petit Palais.

Il suo gusto per il realismo radicale si riflette anche nel suo desiderio di dipingere pathos in modo naturale e disadorno

Insiste sulla verità dei corpi e carne, anche quando rappresenta il Cristo morente nelle tre Pietà riuniti qui per la prima volta: le due Lamentazioni sul Corpo di Cristo dalla National Gallery di Londra e dal Museo Thyssen e The Entombment dal Museo del Louvre. Accanto alle sue composizioni religiose, Ribera reinventa miti antichi, dove viene illustrata la sua attrazione per il grottesco e il provocatorio. La sua tavolozza si schiarì alla fine della sua carriera e rivelò cieli azzurri turchese, colori sgargianti e drappeggi cangianti, degni di Tiziano, come nell’Apollo e Marsia (Museo di Capodimonte) e Venere e Adone (Palazzo Corsini). Il percorso espositivo si conclude con un’ultima spettacolare sala dedicata con scene di martirio e scorticamento, che fecero anche la reputazione di Ribera. Un vero teatro delle passioni, le sue composizioni estreme, con neri profondi, prendi lo spettatore come testimone. Il terribile erede di Caravaggio, “più oscuro e più feroce” del maestro, dimostra di non essere un semplice interprete ma uno dei più grandi artisti dell’età barocca, dalle invenzioni folgoranti, audace e virtuoso.

Commento di Cristina Rossello: Il pittore, soprannominato “lo Spagnoletto” è noto per dipinti che hanno un umore austero o cupo e possono essere piuttosto drammatici nella loro presentazione. Gli elementi principali dello stile di Ribera, il tenebrismo (uso drammatico di luce e ombra) e il naturalismo, sono usati per enfatizzare la sofferenza mentale e fisica dei santi penitenti o martiri o degli dei torturati. Una mostra che ci aiuterà a capire meglio il suo rapporto con il sacro.

Opera di copertina: La Morte di Adone (1637) di Jusepe de Ribera detto lo Spagnoletto (1591-1652) – Roma, Galleria Nazionale d’Arte Antica, Palazzo Corsini

 

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