COLLEZIONISMO: QUADRO O CORNICE?

C’è una mostra che pone un originale dilemma: quadro o cornice? O meglio, da cosa si parte, cosa viene prima?

Consuetudine vuole che la seconda, ovvero la cornice, sia ancillare all’opera d’arte: prima l’artista crea l’opera, poi intorno ad essa un artigiano mette la cornice.

Ma in Italia c’è una collezione – e che collezione – dove a menar le danze è proprio la cornice, pur essedo il suo contenuto, ovvero il quadro, opera di artisti sicuramente tra i più importanti del ‘900 italiano e non solo. I nomi degli “incorniciati” sono quelli di Accardi, Afro, Angeli, Appel, Arman, Baj, Birolli, Brunori, Bonalumi, Capogrossi, Carmassi, Cassinari, Corpora, Crippa, Dorazio, Dova, Fontana, Fautrier, Guttuso, Hartung, Ligabue, Jenkins, Manzoni, Marca Relli, Mathieu, Melotti, Morandi, Munari, Nigro, Perilli, Pomodoro, Rotella, Ruggeri, Sam Francis, Sanfilippo, Santomaso, Scanavino, Schifano, Scialoia, Shimamoto, Schneider, Sironi, Sumi, Tancredi, Tapies, Tobey, Turcato, Vedova, Veronesi, Savelli, Mastroianni, Alviani e Masson.
Questa “rivoluzione” è frutto dello straordinario gusto – e competenza – di Lia e Daniele Rivi che non sanno dividersi tra due passioni: collezionano dagli anni ’80 carte di artisti italiani e stranieri degli anni ’50 e ’60 e preziose cornici antiche, dal XVI al XVIII secolo, che hanno il compito di ornare, impreziosire e personalizzare opere d’arte moderna con uno spiccato gusto per l’Informale italiano.
Il loro Studiolo, spazio privato, contenuto, ma ricchissimo e oggetto di questa mostra raccoglie a oggi una settantina di opere che colpiscono sia per la bellezza e ricchezza delle cornici sia per la qualità, l’eleganza e l’omogeneità delle carte, le quali costituiscono una delle più raffinate e originali collezioni private di opere su carta degli anni centrali del XX secolo.
Perché unire un’opera d’arte moderna, informale o astratta, a una delicata e preziosa opera di ebanisteria e d’intarsio come una ricca cornice bolognese del XVII secolo? Quale il senso e il significato di tale operazione? La mostra aperta fino alla fine di luglio è ospitata negli spazi del Museo della Città di Rimini e curata da Alessandra Bigi Iotti, cerca proprio di approfondire il problematico e stimolante rapporto tra quadro e cornice, affrontato in dettaglio nel catalogo da Pietro Conte, docente di estetica all’Università Statale di Milano. La mostra è organizzata in occasione della Biennale del Disegno è organizzata dal Comune di Rimini ed è curata da Massimo Pulini.

Antoni Tàpies, La guerra del fin del mundo, 1981, olio, grafite e collage su cartoncino; cornice Bologna ultimo quarto XVI secolo.

Commento di Cristina Rossello: Quadro o Cornice? Per un collezionista di un quadro importante, soprattutto se antico, la cornice è preferibile che sia sempre della stessa epoca, ossia coeva al periodo. Ma può capitare di acquistare quadri solo perché la cornice può essere importante per valorizzare un’altra opera. In sintesi, anche le cornici possono essere dei preziosi capolavori di maestri ebanisti, intagliatori, cesellatori e doratori. Ma c’è anche chi colleziona solo cornici.

In copertina: Hans Hartung, Senza titolo, pastello e mina di piombo su carta, 1959. Cornice Toscana-Emilia XVII secolo. Foto Carlo Vannini.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.