Tra i maggiori scrittori siciliani dello scorso secolo, Gesualdo Bufalino, nonostante sia stato vincitore con “Dicerie dell’untore“ Premio Campiello nel 1981 e “Le Menzogne della notte” premio Strega nel 1988, risulta ancora uno scrittore per un pubblico più elitario. La sua “Opera” è stata recentemente inserita nei Parchi Letterari come terzo parco letterario siciliano.
Gesualdo Bufalino è nato a Comiso nel 1922. Ha iniziato a studiare all’Università di Catania ma fu coinvolto nella guerra. Nel 1943 fu catturato dai tedeschi ma riuscì a fuggire. Mentre si nascondeva, contrasse la tubercolosi e trascorse molto tempo in convalescenza in un sanatorio. Una volta guarito, lavorò per gran parte della sua vita come insegnante nella zona di Comiso e produsse il suo primo libro solo quando andò in pensione, anche se aveva iniziato a lavorarci trent’anni prima. Ha prodotto poi una serie di opere: romanzi, poesie, opere sulla Sicilia e altro. Morì in un incidente stradale vicino a casa sua nel 1996.
Dopo aver scritto il suo primo romanzo, La Diceria dell’untore (tradotto come Il seminatore di peste) negli anni Cinquanta e in contrasto con lo stile neorealista dell’epoca. Preferì dedicarsi all’insegnamento scolastico e alla traduzione di Les Fleurs du Mal (“Fiori del male”) di Baudelaire e delle poesie di Paul-Jean Toulet in Contrerimes (“Controrime”).
Il libro che lo rese famoso:
Fu il grande autore siciliano Leonardo Sciascia a scoprire il primo romanzo, che fu poi pubblicato nel 1981, quando il suo autore aveva 60 anni. È un racconto fantastico e onirico della vita nel sanatorio della Conca d’Oro a Palermo, e si svolge nel 1946, in piena confusione e irrealtà del dopoguerra. È un’opera breve ma indimenticabile, piena di erudizione letteraria e composta in uno splendido stile barocco. Il suo tema ricorda La Montagna Incantata di Thomas Mann ma anche La Veranda del giurista sardo Salvatore Sassa. Il libro è pieno di morte e di moribondi, e il suo eroe è convinto di non desiderare ardentemente questo mondo. Eppure, meditando sulla morte e sui ricordi della sua infanzia e giovinezza siciliana, e del primo amore per una misteriosa ballerina, supera “la debolezza di un cuore che desidera imparare la lezione della morte” e gradualmente si riprende.
Bufalino ha anche pubblicato nel 1991 un lungometraggio thriller in stile Sciascia, Qui pro quo, con un tocco metafisico, e un ritratto satirico di un’antieroina, una semplice e frustrata calzettana che descrive un assassinio.
La tragica morte di Gesualdo Bufalino in un incidente stradale ha interrotto un dono che sicuramente aveva molto di più da offrirci. Era quella figura letteraria sempre attraente, l’outsider inclassificabile, ed è a onore dell’Italia che sia stato riconosciuto come un grande scrittore, anche se piuttosto tardivamente.
Commento di Cristina Rossello: Un autore difficile per il suo carattere riservato, uno scrittore segreto, un appartato professore di lettere che per anni e anni aveva aveva tenuto nascosto il proprio lavoro di narratore e poeta. Se Leonardo Sciascia non fosse rimasto colpito dalla ricercata eleganza della prosa di Bufalino, la sua prima opera sarebbe rimasta come probabilmente il suo nome. Ma sicilianità resta l’aspetto più vivibile della sua opera, collocandola indubbiamente all’interno di una geografia letteraria, regionale e soprattutto siciliana. Visitare la Fondazione a lui dedicata può essere l’occasione per conoscere anche le bellezze di Comiso e tutta la provincia di Ragusa.