PICASSO FIGURE 1906-1971

Un’opera per ogni anno della vita di Pablo Picasso nell’arco temporale che va dal 1906 fino all’inizio degli anni ‘70: questa la novità assoluta della grande mostra che aperta ad AMO Arena Museo Opera di Verona dal 15 ottobre al 12 marzo 2017.

Dopo anni dall’ultima retrospettiva milanese dedicata al più ecclettico degli artisti del Novecento, tornano per la prima volta in Italia 90 opere tra le quali Nudo seduto (da Les Demoiselles d’Avignon del 1907), Il Bacio (la piccola e struggente tela del 1931) e La Femme qui pleure e il Portrait de Marie-Thérèse entrambe del 1937, solo per citare alcuni dei capolavori tra i molti concessi in prestito dal Musée national Picasso – Paris.

Opere di pittura, scultura e arti grafiche creano un percorso capace di raccontare la metamorfosi a cui l’artista sottopone la rappresentazione del corpo umano, mentre la sua arte attraversa le fasi del pre-cubismo, del Cubismo, l’età Classica e il Surrealismo, fino a giungere agli anni del dopoguerra, superando le barriere e le categorie di “ritratto” e “scena di genere” per giungere sempre a un nuovo concetto di “figura”: quella che rese Picasso costruttore e distruttore al tempo stesso di un arte solo sua, dal fascino inesauribile.
Con il patrocinio del Comune di Verona, la mostra Picasso. Figure (1906-1971) è organizzata da Arthemisia Group in collaborazione con il Musée national Picasso – Paris ed è curata da Emilie Bouvard, conservatrice presso il del Musée national Picasso – Paris. La mostra vede il fondamentale contributo del Gruppo AGSM main sponsor dell’iniziativa.

Il viaggio nel processo creativo picassiano, attraverso le sei sezioni di mostra, porta a scoprire il perché delle produzioni in serie e del riprendere sempre lo stesso soggetto da parte del Maestro, per riprodurlo nel corso degli anni (e cavalcando le diverse epoche e stili) al fine di raccontare quanto fosse ossessivo per lui il ripetersi, nelle proprie creazioni, della figura umana e dei ritratti. Tra foto e filmati d’epoca che accompagnano il visitatore alla scoperta del vissuto dell’artista, la mostra abbraccia l’arco temporale della sua produzione che va dal 1906 fino agli anni inizi degli anni ‘70 e racconta – oltre all’entourage intellettuale e letterario e agli studi sul movimento – anche la ricerca durante il primo dopoguerra di un nuovo primitivismo attraverso il disegno infantile, le fonti preistoriche e quel desiderio di liberarsi dalle forme che durerà fino agli anni ‘40.

Probabilmente Picasso diventa Picasso con le Demoiselles d’Avignon (1907, New York, Museum of Modern Art).

In effetti la rivoluzione cubista consiste nell’invenzione di una pittura non più in debito con la poesia e contraria al simbolismo: una pittura autonoma. La figura cubista, il cui genere sessuale è spesso incerto, a volte così “astratta” che si fatica a distinguerla sulla tela, non simboleggia nulla e ciò può renderla inquietante. Il cubismo è un’arte concettuale che cerca di rappresentare gli esseri così come si presentano alla nostra mente; non riproduce la realtà, ma il modo in cui ce la figuriamo, schematicamente, da tutti i lati, nel pensiero, nella lingua, senza carne né colore. È una formidabile avventura “intellettuale”. Per condurre la sua ricerca, Picasso rivolge il proprio sguardo altrove: la pittura di Paul Cézanne (1839-1906), la scultura africana, l’opera di Paul Gauguin (1848-1903). Poi, a partire dal 1908, con l’amico Georges Braque decostruisce la figura in due fasi. Il cubismo “cézanniano” porta a una geometrizzazione delle forme (1908-1909); il cubismo “analitico” spinge ai massimi livelli la decostruzione, sfiorando l’astrazione (1909-1911) e quasi perdendo del tutto la figura; il cubismo “sintetico” (1912-1914) reintroduce gli oggetti concreti (collages, objets trouvés), sempre evitando il realismo e l’illusionismo e affermando ancora una volta l’autonomia dell’opera d’arte.Le opere presenti in questa sezione sono: Nudo seduto (1906-1907); Nudo disteso (1908); Nudo in piedi (1908); Uomo con mandolino (1911-1913); Studio per donna con camicia in poltrona (1913); Uomo con baffi
(1914).

Nel 1917, in piena guerra mondiale, grazie all’intermediazione del poeta Jean Cocteau, Pablo Picasso si reca a Roma per collaborare con i Ballets Russes. Come poteva continuare la frammentazione delle forme durante la guerra delle trincee? Ispirandosi all’arte antica italiana, Picasso sceglie una direzione completamente nuova e ritorna a una sorta di classicità. Lavora sulla linea in mille modi, risalendo fino a Jean-Auguste-Dominique Ingres (1780-1867); i corpi dei ballerini in movimento danno vita a varie serie di disegni quasi cinematografici e la matita anima la figura con un unico tratto giocoso. Eppure non si tratta mai di un rigido “ritorno all’ordine” di stampo conservatore: nel suo atelier di Fontainebleau, nell’estate del 1921, i corpi vestiti all’antica che egli dipinge entrano in rapporto dialettico con la scultura grazie alle loro sorprendenti sproporzioni e all’aspetto solido e massiccio. In questi anni la sua modella per eccellenza è Olga Chochlova, ballerina della troupe di Sergej Djagilev: i due si sposano nel 1918 e l’anno successivo nasce Paulo.
Le opere presenti in questa sezione sono: Danzatori (1917); Coppia di danzatori (1917); Arlecchino (1918); Bozzetto per la copertina dello spartito Ragtime di Igor Stravinsky (1919); Testa femminile (1921); Ritratto d’ adolescente in costume da Pierrot (1922); Olga col collo di pelliccia (1923).

Nel 1924 quando André Breton pubblica il Manifesto del surrealismo, Pablo Picasso è considerato dal gruppo uno dei numi tutelari del movimento, che mira a esplorare l’inconscio e interpreta il cubismo come un’“avventura interiore”. Inizialmente Picasso frequenta i surrealisti da una certa distanza, in occasione di alcuni eventi espositivi, tuttavia è chiaro che l’artista spagnolo è profondamente colpito dalla rivoluzione surrealista. Questa rende possibili e scatena avventure interiori non più concettuali come nel cubismo, ma relative alle pulsioni istintive, affini ai miti collettivi e personali. Picasso non è un surrealista: egli cerca sempre di unificare la forma. Tuttavia a partire dal 1925 il suo lavoro è caratterizzato da una grande libertà: crea personaggi filiformi e “senza corpo” i cui organi sembrano potersi muovere liberamente, acrobati dal corpo “informe”, sculture di mostri deformi nello studio di Boisgeloup, metamorfosi chimeriche del Minotauro e della donna-rondine. Dall’inizio del decennio, la sua amicizia con Michel Leiris, scrittore, etnologo e surrealista dissidente della rivista “Documents” diretta da Georges Bataille, e poi con il poeta Paul Eluard, anche lui in disaccordo con Breton, alimentano questa nuova vena. Il surrealismo propugnava l’unione tra arte e vita e criticava aspramente lo stile borghese, valorizzando invece l’amore libero.
L’erotismo vissuto pienamente con la giovanissima Marie-Thérèse Walter conosciuta nel 1926, un amore “libero” e segreto, alimenta le fantasie creative dell’artista – nel 1935 nasce la figlia Maya.
Le opere presenti in questa sezione sono: Donna con gorgiera (1926); Donna in poltrona (1927); Il Bacio (1929); Il Bacio (1931); Donna che legge (1935); Donna con orologio (1936); Minotauro (1937); Ritratto di Marie-Thérèse (1937).

Per Pablo Picasso la guerra comincia il 18 luglio 1936 con lo scoppio del conflitto civile spagnolo, che gli impedirà di tornare in Spagna per il resto della vita. L’artista, che non aveva mai dichiarato pubblicamente il suo credo politico, si schiera ora con i repubblicani. Nell’autunno del 1936 accetta la nomina a direttore onorario del Prado.

Mentre lavora a un incarico per il padiglione spagnolo dell’Esposizione Internazionale di Parigi, il bombardamento della cittadina basca di Guernica il 26 aprile 1937 innesca in lui il processo creativo che porta alla realizzazione del suo capolavoro. In questo processo è accompagnato da Dora Maar, fotografa surrealista e politica militante, che lo incoraggia nelle sue prese di posizione, insieme a Paul Eluard e al curatore del Museo nazionale d’arte moderna di Parigi Jean Cassou. Così, la figura della Donna che piange ritrae, come una moderna Pietà, tutte le madri di Spagna in lutto per i figli morti – oltre che, naturalmente, l’immagine di Dora Maar. Picasso la rappresenta volentieri in inquadrature ristrette, come messa “in scatola”, simbolo al tempo stesso di una forma di reclusione della donna nella coppia e nell’atelier, e del proprio esilio ormai forzato. Durante la seconda guerra mondiale e l’occupazione della Francia da parte della Germania nazista, Picasso rimane in clausura nello studio di rue des Grands-Augustins, accanto alle sue opere. Il progetto di una serie di sculture dal titolo Uomo con la pecora (dal 1943), in cui ricompare una figura classica, segna la fine dell’associazione di Picasso con i surrealisti.

Le opere presenti in questa sezione sono: Donna che piange (1937);; Busto di donna con cappello a righe (1939); Donna con cappello seduta (1939); Ragazzo con l’aragosta (1941).

Il dopoguerra è per Pablo Picasso il momento di un nuovo primitivismo, che egli esplora seguendo diverse strade.
La ricerca di una “forma semplice”, originaria, ha in lui origini remote e ha animato il suo interesse per le arti non occidentali, ritenute più vicine alla sorgente primigenia dell’arte. Negli anni trenta, i surrealisti avevano valorizzato le forme espressive dei bambini e dei folli, credendo che rappresentassero forme d’arte “primigenia”, spontanea, non viziata dall’accademismo; inoltre tra i loro interessi vi era anche quello per la preistoria. Picasso è attratto innanzi tutto dalle forme naturali del mondo vegetale, dalla linea sinuosa dei fiori e delle piante, e durante il soggiorno del 1946 al castello Grimaldi di Antibes sviluppa il tema di una nuova età bucolica, un’età d’oro segnata dall’unione poetica dell’uomo con la natura. Questa nuova tendenza nasce anche nel quadro di una rinnovata emulazione del grande amico e rivale Henri Matisse. La modella della Donna-fiore è Françoise Gilot, giovane pittrice conosciuta alla fine della guerra e sostenuta da Matisse. In questo periodo si ritrovano nella pittura di Picasso molti motivi matissiani, probabilmente collegati anche alla nuova residenza nel sud della Francia. Forse perché ha sempre voluto “disegnare come un bambino”, forse perché alleva insieme a Françoise i loro due figli, Claude e Paloma, l’artista sviluppa una maniera sempre più infantile, cercando di sottrarsi ai condizionamenti del suo bagaglio accademico per tornare ai segni dell’arte primitiva.
Le opere presenti in questa sezione sono: Ritratto di Françoise (1946); Madre e figli che giocano (1951); Bambino che gioca con un camion (1953); Fauni e capra (1959).

Gli ultimi vent’anni della vita di Pablo Picasso sono un viaggio nel tempo incentrato in gran parte su un tema ossessivo, quello dell’artista e della sua modella. Dal 1954 alla fine degli anni sessanta il viaggio lo conduce alla riscoperta degli antichi maestri, con le Donne di Algeri tratte da Delacroix e la Colazione sull’erba tratta da Manet.
Così, la figura diventa “personaggio” di una forma di teatro mentale fantasmatico alimentato al tempo stesso dall’intera cultura visiva dell’artista e dai suoi desideri. Nella villa La Californie di Cannes, poi nel castello di Vauvenargues e nell’antico casale di Notre-Dame-de-Vie a Mougins, Picasso ama travestirsi e coinvolge nei suoi giochi sia la nuova compagna Jacqueline Roque sia i visitatori di passaggio, facendosi immortalare da fotografi celebri (Lucien Clergue, David Douglas Duncan, André Villers, Edward Quinn). Nell’ultimo periodo (1969-1972), durante il quale ebbe luogo la mostra al Palazzo dei Papi di Avignone, i personaggi del passato, i moschettieri, i matador, i grandi di Spagna e le dueñas danno vita a sorprendenti ritratti immaginari. La messa in scena dell’arte nella vita e nella pittura corrisponde a quella del rapporto tra artista e modella. Nelle sue opere Picasso raffigura la confusione eccitante e feconda tra la donna amata e la modella, tra desiderio sessuale e desiderio di dipingere, tra donna e pittura. L’artista spinge fino al limite estremo il rapporto arcaico tra l’uomo soggetto e la donna oggetto dell’arte.
Le opere presenti in questa sezione sono: Le Déjeuner sur l’herbe da Manet (1960) Le Déjeuner sur l’herbe da Manet (1961); Il pittore e la modella (1964); Nudo disteso (1967); La famiglia (1970); L’abbraccio (1970); Maternità (1971); Domenica (1971).

Lucien Clergue scriveva in Picasso en Avignon. Rien n’est jamais fini… (in “Le Figaro littéraire”, 11 maggio 1970, s.p.): “Quei moschettieri brandiscono la spada come un sesso e il sesso come una spada. Che teatro! Che festa! […] E cosa dire della vitalità di alcuni personaggi, della loro fame di vita, della sete d’amore: abbracciano le donne con una passione folle, quadri ridotti a volte a due visi, oppure a una sola bocca intorno alla quale ruotano due paia d’occhi” dipinti dalla mano di un artista che è stato consacrato dalla critica il più grande maestro dell’arte moderna: Picasso.

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