“GIAMBATTISTA TIEPOLO CAPOLAVORI RESTAURATI”: VALORIZZAZIONE E TUTELA DI UN PATRIMONIO CULTURALE

Due monumentali tele di Giambattista Tiepolo (Venezia, 1696 – Madrid, 1770) conservate sulle pareti laterali della cappella del Santissimo Sacramento nella Basilica di San Lorenzo Verolanuova (Brescia) tornano visibili in tutto il loro splendore, dopo il restauro recentemente concluso promosso dalla Fondazione della Comunità Bresciana attraverso il Fondo Fidanza.

La restituzione alla comunità delle due tele più grandi al mondo del maestro veneziano è celebrata da una iniziativa, dal titolo Tiepolo a Verolanuova. A tu per tu con i due capolavori restauraticurata da Davide Dotti, con la collaborazione della Parrocchia di Verolanuova e il sostegno di BPER Banca, Lic Packaging e inblu, che consente ai visitatori di apprezzare, per la prima volta, da una prospettiva inedita e a distanza ravvicinata, la raffinatezza dei due dipinti, seguendo un percorso che li porta a nove metri di altezza, grazie a una struttura costruita appositamente per l’occasione.

Realizzate intorno alla metà degli anni quaranta del Settecento su commissione della nobile famiglia Gambara, le due opere di Tiepolo a Verolanuova sono alte dieci metri per cinque di larghezza e sono caratterizzate da una straordinaria qualità pittorica e fervida creatività compositiva.

I soggetti – Il sacrificio di Melchisedec e La caduta della manna – richiamano il tema eucaristico per la presenza del pane e del vino – offerti da Melchisedec, re e sacerdote di Salem, antico nome di Gerusalemme, ad Abramo – e dalla manna, il “cibo degli angeli”, disceso per volere di Dio sul deserto per la salvezza degli ebrei dopo l’uscita e la liberazione dalla schiavitù in Egitto.

Nel primo dipinto, la scena, ambientata al limitare di un bosco, è ariosa e di grande respiro spaziale, pur essendo popolata da numerosi personaggi che si dispongono lungo i lati esterni. Nel centro del campo pittorico vi sono i due protagonisti: Abramo, in abiti militari e con le mani giunte, s’inginocchia in preghiera davanti a Melchisedec il quale eleva al cielo un piatto contenente pane. Alle sue spalle è collocato un altare su cui poggiano una brocca di vetro con del vino rosso e del pane che il sacerdote offrirà ad Abramo. Assistono al sacrificio uomini in costumi orientali, donne, bambini, soldati, musici e vari animali. Nella parte superiore della composizione gli angeli si affacciano dalle nuvole per osservare cosa stia accadendo sulla terra; in lontananza, circondato da un bagliore di luce divina, si scorge Dio Padre benedicente appoggiato al globo, simbolo del suo potere sul mondo.

Ne La caduta della manna, Mosè, protagonista dell’episodio veterotestamentario e riconoscibile dalle corna di luce sul capo, svetta in tutta la sua maestosità dallo sperone roccioso. Alle sue spalle si nota una tenda, all’interno della quale era forse custodita l’Arca dell’Alleanza. Altre tende che si scorgono nello sfondo ricordano il lungo viaggio che gli israeliti stavano compiendo nel deserto di Sin, a sud della penisola del Sinai, per raggiungere la terra promessa. Mosè, allargando le braccia, si rivolge al cielo per ringraziare gli angeli che stanno facendo cadere la manna per sfamare il popolo ebraico rimasto senza cibo che, incredulo, si affanna a raccoglierla in piatti, otri e ceste. Mosè ordinò al suo popolo di prendere la manna secondo il bisogno di ogni famiglia: solamente il sesto giorno avrebbero dovuto raccoglierne una quantità doppia, perché il giorno di festa si sarebbero riposati.

Gli interventi, coordinati a livello scientifico e organizzativo da Davide Dotti, sono stati realizzati dagli studi di restauro Abeni Guerra di Brescia e Antonio Zaccaria di Bergamo sotto la direzione della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Bergamo e Brescia.

Proprio nelle parole dei tre restauratori, il senso di questa delicata operazione: “Il restauro è stato un work in progress lungo 12 mesi, pronto a modificare di continuo metodologie e materiali nel confronto con le micro e macro problematiche che convivevano su 106 metri quadrati di pittura di Tiepolo. La monumentale struttura autoportante allestita in loco ci ha consentito di operare in contemporanea sui due teleri e di esplorare, anche con indagini diagnostiche, un giacimento di dati sulla tecnica tiepolesca. Quello appena concluso non è stato un semplice restauro “estetico” ma un intervento complesso, dovendo in prima battuta far fronte a diffusi sollevamenti e a cadute in atto della materia pittorica… Particolarmente sfidante per le dimensioni monumentali delle opere e per l’imprescindibile presenza degli elementi di ponteggio, la lieve verniciatura finale ha messo in campo virtuosismi tecnici non scontati, con l’obiettivo di assecondare con discrezione le variazioni materiche e luminose in cui Tiepolo era maestro, che uno strato di vernice spesso e omologante avrebbe inevitabilmente spento”.

La costruzione della maestosa basilica di San Lorenzo, la cui prima pietra venne posata il 10 agosto 1633, venne promossa dalla nobile famiglia Gambara, una delle più potenti e influenti di Brescia, che resse Verolanuova per oltre cinque secoli, a partire dalla metà del Trecento.

Oltre ai due capolavori di Tiepolo, questo sacro tempio a navata unica e pianta a croce latina, conserva altri preziose pale d’altare di pittori barocchi quali Andrea Celesti, Pietro Liberi, Francesco Maffei, Pietro Ricchi.

“È stato un onore – afferma lo storico dell’arte Davide Dotti – coordinare a livello scientifico e organizzativo il restauro dei due spettacolari teleri di Giambattista Tiepolo conservati a Verolanuova, da annoverare tra i più grandi capolavori non solo della pittura italiana, ma europea, del Settecento. Vedere tornare alla luce, giorno dopo giorno, le luminose e squillanti cromie tipiche della tavolozza del geniale maestro veneziano, celate sotto spessi strati di vernici ossidate, ha suscitato in me emozioni indimenticabili. Le visite sui ponteggi e le ore passate “a tu per tu con Tiepolo”, il costante dialogo con i restauratori e le indagini diagnostiche effettuate hanno permesso di comprendere meglio diversi aspetti della straordinaria tecnica esecutiva dell’artista, l’ultimo dei pittori antichi e il primo dei moderni. Per il pubblico, salire a nove metri di altezza e ammirare da vicino ogni singolo personaggio delle due articolate storie sacre impaginate con esuberante dinamismo, sarà un’occasione unica e irripetibile che permetterà di creare un dialogo diretto con l’universo onirico di Tiepolo, contraddistinto dal trionfo della luce e del colore che si fa corpo dell’arte”.

“Il cristianesimo, fin dai primi secoli, ha trovato nell’arte un’alleata per l’annuncio e la conoscenza della fede – ricorda don Lucio Sala, Parroco della Basilica di San Lorenzo. Nella nostra basilica abbiamo un esempio di come autori di grande valore hanno rappresentato momenti della vita di Cristo, di santi o di personaggi biblici. Fra questi possiamo annoverare Giambattista Tiepolo che ha raffigurato per la cappella del Santissimo Sacramento La caduta della Manna e Il sacrificio di Melchisedec. Siamo dunque debitori verso questi artisti, le loro opere e i veronesi del passato, grazie ai quali possiamo ammirare tanto splendore. È oggi compito nostro prenderci cura di questi capolavori anche quando, a causa del tempo che passa, manifestano la loro fragilità. Per questo abbiamo sostenuto un intervento di restauro che ha portato le due tele tiepolesche a mostrarsi oggi in tutta la loro bellezza e a continuare a svolgere il loro ruolo di Bibbia illustrata”.

“È con vero piacere che la Soprintendenza ABAP per le province di Bergamo e Brescia – dichiara Angelo Loda – è stata coinvolta da subito nella progettazione di uno degli interventi di restauro più significativi per il nostro territorio di questi ultimi anni e non può esimersi dal ringraziare tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di questo cantiere”.

“La Fondazione è particolarmente orgogliosa di aver promosso questo importante intervento – afferma Alberta Marniga, Presidente di Fondazione della Comunità Bresciana. Grazie alla generosità del Fondo Fidanza costituito presso la nostra Fondazione, le straordinarie opere del Tiepolo possono ora essere nuovamente ammirate in tutto il loro splendore. Un progetto che è uno degli appuntamenti più attesi di Bergamo Brescia Capitale della Cultura 2023, il cui palinsesto coinvolge non solo i due capoluoghi, ma anche i rispettivi territori provinciali”.

Il restauro dei dipinti e la loro valorizzazione rientrano in un più ampio progetto di promozione turistica e culturale di Verolanuova, attraverso il palinsesto di eventi dal titolo “Tiepolo Scomposto” organizzato dal Comune di Verolanuova e la proposta di un itinerario tra le provincie di Bergamo e Brescia alla scoperta delle opere tiepolesche “La via dei Tiepolo nelle province di Brescia e Bergamo”, che è parte del programma di “Bergamo Brescia Capitale italiana della Cultura 2023”.

Un riconoscimento che testimonia la qualità del progetto e l’enorme lavoro di sinergia tra enti pubblici e privati del territorio, completato grazie all’entusiasmo di tutta la comunità di Verolanuova.

Commento di Cristina Rossello: La valorizzazione di un patrimonio attraverso il restauro e la sua conservazione rappresenta una grande sensibilità e volontà di contribuire alla conoscenza dell’arte, alla sua futura divulgazione e soprattutto confermare un legame con il territorio, come in questo caso che vede e conferma Bergamo e Brescia Capitale della Cultura 2023.

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