MUSEO PALAZZO FORTUNY: RIFLESSIONI NOTTURNE DI GIOVANNI SOCCOL

Venezia. Nell’affascinante luogo di Mariano Fortuny, passando accanto alle sue preziose collezioni, mentre le luci del giorno trapassano le finestre e diventano ombre che ci conducono in spazi magici, trova spazio “Giovanni Soccol. Riflessioni notturne”, esposizione proposta dal 5 maggio al primo ottobre al piano terra del Museo di Palazzo Fortuny, a cura di Chiara Squarcina.  Un’ installazione composta da un ciclo di dieci opere pittoriche inedite del pittore veneziano, tematica del ciclo di dipinti nasce dalla visione di un’architettura veneziana che sorge dall’acqua dove riflettendosi si dissolve. Soccol ha voluto, infatti, rappresentare il fascino di un’apparizione che può svanire, appartenendo più al sogno che alla realtà.

Per questa serie di dipinti Soccol ha scelto dieci architetture-simbolo che si affacciano sul Canal Grande, a partire dalla Dogana de Mar fino alla Chiesa di San Simeone, ognuna delle quali ha suscitato in lui un interesse particolare, risoltosi in un dialogo formale e spirituale.
Le tele, il cui telaio misura cm 200 di altezza per 150 di larghezza, sono tutte dipinte a tecnica mista, ossia base a tempera magra, corpi ad emulsione acqua in olio, velature oleo-resinose, il tutto preparato direttamente nell’atelier dall’artista, seguendo una ricerca sulle metodologie storiche tradizionali di cui Giovanni Soccol ha anche nel dettaglio relazionato nell’ambito del convegno “Tecniche della pittura in Italia tra Ottocento e Novecento”, organizzato dall’Università Ca’ Foscari proprio a Palazzo Fortuny nel 2019.

Giovanni Soccol: Fontego dei Turchi

Soccol è pittore, architetto e scenografo. Si forma artisticamente negli anni Cinquanta sotto la guida di Ilse Bernheimer e Gennaro Favai e poi di Guido Cadorin. Nel 1956 frequenta la Scuola Libera del Nudo presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia e si laurea in Architettura nel 1967 con relatore Carlo Scarpa. Nel 1974 succede a Mario Deluigi nella cattedra di Scenografia all’Accademia di Belle Arti di Venezia. La sua prima personale si tiene a Trento, alla Galleria Argentario, nel 1969.
La pittura di Soccol, nel periodo non figurativo, sviluppa una percezione emozionale e impalpabile del mondo, fatta di micro-segni, punti colorati e cromie vibranti che caricano l’opera pittorica di una forte valenza psicologica. Ne sono compiuta espressione le serie delle Visioni e dei Mesi. Segue quindi un accostamento alla figurazione attraverso le Isole e le Basiliche, alla fine degli anni Ottanta. Nella sua produzione successiva, le Petroliere, i Teatri, le Maree e i Labirinti d’invenzione, caratterizzata da immagini di grande potenza onirica, gioca un ruolo primario un tessuto pittorico volto a ottenere effetti di luminosità nel contrasto chiaroscurale delle masse.

Commento di Cristina Rossello: Palazzo Fortuny è il migliore luogo per ospitare queste opere, in una luce metafisica che assorbe ogni visitatore. Non c’è sogno dove non può esserci sacralità e in questo museo possiamo solo raccoglierne il significato.

 

 

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