GUGLIELMO I “IL CATTIVO” E GUGLIELMO II “IL BUONO” GLI ULTIMI RE NORMANNI DI SICILIA

Guglielmo I (1120 – 1166, Palermo) fu il re normanno di Sicilia, un abile sovrano che represse le cospirazioni dei baroni del suo regno. Il suo epiteto di “Cattivo” gli è stato conferito dai suoi sfortunati nemici.

La morte dei tre fratelli maggiori di Guglielmo lo rese erede nel 1148. Fu associato alla regalità nel 1151 con suo padre, Ruggero II, e fu incoronato re dopo la morte di Ruggero nella Cattedrale di Palermo la domenica di Pasqua, 4 aprile 1154. Su consiglio del suo ministro Maione di Bari, Guglielmo perseguì con energia la politica paterna di rafforzamento dell’autorità regia sulle città e sui baroni, che si strinsero attorno al cugino Roberto di Loritello e chiesero aiuto al re tedesco Federico I Barbarossa. Quando la progettata spedizione di Federico in Italia fallì, i ribelli cercarono il sostegno dell’imperatore bizantino Manuele I Comneno. Nel 1155 i Bizantini invasero l’Italia meridionale e invasero la Puglia, ma Guglielmo ottenne una clamorosa vittoria a Brindisi e riconquistò la provincia.

Successivamente risolse le sue controversie con papa Adriano IV nel Concordato di Benevento (1156), ottenendo il riconoscimento papale della sua autorità su tutti i territori passati sotto il controllo normanno. La perdita dei possedimenti africani del regno (1158–60) indebolì il prestigio di Guglielmo e l’assassinio di Maione nel novembre 1160 lo espose a un nuovo pericolo da parte dei baroni cospiratori, guidati da un nobile normanno, Matteo Bonello. Un tentativo di deporlo quasi riuscì e scoppiarono ribellioni in Sicilia e nel continente. Il palazzo reale di Palermo fu depredato dei suoi tesori, compreso il planisfero d’argento di un grande geografo arabo, che fu costretto a fuggire dalla Sicilia quando i musulmani dell’isola divennero bersaglio di attacchi di folla. Ma William represse rapidamente i disordini. Ha imposto una severa punizione ai dissidenti, che questa volta non hanno ricevuto alcun aiuto dall’estero. Alla sua morte il suo regno passò intatto al giovane figlio, Guglielmo II.

Guglielmo II (1154 – 1189, Palermo) fu l’ultimo re normanno di Sicilia; sotto reggenza dal 1166, governò in persona dal 1171. Divenne noto come Guglielmo il Buono per la sua politica di clemenza e giustizia nei confronti delle città e dei baroni, in contrasto con il padre Guglielmo I il Cattivo.

Terminata la reggenza della madre Margherita di Navarra, Guglielmo II proseguì dapprima la politica di amicizia del padre con papa Alessandro III e con l’imperatore bizantino Manuele I Comneno. Nel 1172, tuttavia, la proposta di matrimonio di Guglielmo con Maria, figlia di Manuele, fu contrastata dall’imperatore e Guglielmo si rivoltò immediatamente contro i bizantini. Nel 1177 concluse una tregua con l’antico nemico di suo padre, il re tedesco Federico I Barbarossa, che era stato sconfitto dalla Lega Lombarda a Legnano nel 1176 e non sembrava più pericoloso per la Sicilia. Sempre nel 1177, il 13 febbraio, Guglielmo sposò Giovanna, figlia del re Enrico II d’Inghilterra. Dopo la morte di papa Alessandro III nel 1181, Guglielmo si sentì più libero di sfruttare i disordini nell’impero bizantino e cercò rapporti ancora più stretti con Federico I. Guglielmo accettò che sua zia Costanza sposasse il figlio di Federico, Enrico (in seguito Enrico VI); poiché il matrimonio di Guglielmo era senza figli, questo fidanzamento (29 ottobre 1184) diede a Enrico un forte diritto alla successione siciliana, un accordo non gradito al partito nazionale normanno. Nel giugno 1185 Guglielmo iniziò una grande campagna contro i bizantini. Le sue forze attraversarono la Macedonia e catturarono Salonicco (l’attuale Salonicco), ma quando la sua flotta fu in vista di Costantinopoli (l’attuale Istanbul), il suo esercito cadde in un’imboscata e fu sconfitto. William morì mentre progettava di unirsi alla Terza Crociata.

Commento di Cristina Rossello: L’onore e l’infamia, binomio inscindibile, sono parte integrante dell’immaginario medievale e stanno alla base della pratica della vendetta, della guerra e più in generale dell’uso della forza. Nel medioevo era pratica usuale per il proprio potere. Ma dovremmo riflettere perché la storia insegna sempre per comprendere meglio l’essere umano e cercare di migliorarci. E se anche oggi ci sono guerre, conflitti di potere o perfidie sociali ciò rappresenta l’espressione di uno scopo spietato o una mentalità perversa che nutre e fa agire l’essere umano, come scriveva il grande medievista Jacques Le Goff.

Immagine di copertina: Guglielmo II, re di Sicilia, che riceve una corona da Cristo (mosaico) · Byzantine School

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