OPERA LIRICA E I SUOI COMPOSITORI: LA FIGLIA DEL REGGIMENTO DI DONINZETTI

Gaetano Donizetti (1797-1848) è stato un compositore d’opera italiano le cui numerose opere sia in italiano che in francese rappresentano una fase di transizione nello sviluppo operistico tra Rossini e Verdi

Tra le sue opere principali ci sono Lucia di Lammermoor (1835), La fille du régiment (1840) e La favorite (1840). Nelle sue opere serie sviluppò considerevolmente il peso drammatico e il contenuto emotivo del genere, e le sue opere comiche hanno uno spirito brillante e un’allegria tutta loro.

Ultimo dei tre figli del custode del monte di pietà, Donizetti iniziò gli studi musicali con Giovanni Simone Mayr, prete bavarese che fu direttore musicale della Sta. Maria Maggiore, chiesa madre di Bergamo, nonché compositrice d’opera di successo. Come chierichetto Donizetti non brillò, ma Mayr percepì in lui una nascente abilità musicale e si assicurò il suo ingresso al Liceo Filarmonico di Bologna, dove ebbe una formazione approfondita in fuga e contrappunto. Suo padre sperava che diventasse un compositore da chiesa, ma, sebbene compose una grande quantità di musica sacra, il suo istinto naturale era per il teatro. Donizetti ottenne il suo primo successo con Enrico di Borgogna, che apparve per la prima volta nel 1818 al Teatro San Luca, a Venezia, e durante i successivi 12 anni compose non meno di 31 opere, la maggior parte delle quali prodotte a Napoli e ora dimenticate.

Nel 1830 la sua Anna Bolena, prodotta a Milano, portò la sua fama all’estero, in tutte le capitali europee e infine oltreoceano

Due anni dopo ottenne un altro duraturo successo con L’elisir d’amore, una commedia piena di fascino e carattere su libretto di Felice Romani, il miglior poeta teatrale dell’epoca. Lucrezia Borgia (1833), anch’essa su libretto di Romani, consolidò la sua reputazione alla Scala di Milano e altrove. Come i compositori d’opera Gioacchino Rossini e Vincenzo Bellini prima di lui, gravitò successivamente a Parigi, dove il suo Marino Faliero, sebbene non un fallimento, soffrì del confronto con I Puritani di Bellini, prodotto poche settimane prima. Donizetti tornò poi a Napoli per la produzione del suo tragico capolavoro, Lucia di Lammermoor, il 26 settembre 1835. Donizetti continuò a lavorare a Napoli fino al 1838, quando la censura municipale si oppose alla produzione del suo Poliuto, che trattava di un martire cristiano, in quanto il soggetto sacro non era adatto alla scena. Tornò quindi a Parigi, dove il campo gli era stato sgombrato dalla morte prematura di Bellini e dal ritiro di Rossini. Lì fece rivivere alcune delle sue migliori opere, anche se Lucrezia Borgia dovette essere ritirata a causa delle obiezioni di Victor Hugo, sul cui dramma era basato il libretto. Produsse la sua ultima opera importante, Dom Sébastien, su libretto di Scribe, all’Opéra di Parigi nel 1843 sotto la tensione di continui mal di testa e occasionali perdite di capacità mentale. Improvvisamente invecchiò, perse il suo bell’aspetto e la sua compostezza di carattere. La sua popolarità continuò fino alla fine del secolo, ma nel 1914 le sue opere erano quasi scomparse dal repertorio, oscurate dai capolavori più consistenti di Verdi e Richard Wagner.

Commento di Cristina Rossello: Mi piace ricordare l’opera “La Fille du Régiment” in due atti di Gaetano Donizetti, che fu composta a Parigi e debuttò all’Opéra-Comique della capitale francese l’11 febbraio 1840, diretta dal compositore, su libretto di Jean-François Bayard e Jules-Henri Vernoy de Saint-Georges. Altrettanto nota come “La Figlia del Reggimento”, poichè il 3 ottobre dello stesso 1840 debuttò al Teatro alla Scala di Milano. Ho avuto modo di apprezzarla maggiormente in occasione di una realizzazione con scenografia e costumi di Zeffirelli proprio alla Scala dove il regista la volle già precedentemente immaginare come una favola tra il romantico e il popolaresco ispirata alle stampe di soggetto militare realizzate da Épinal in epoca napoleonica. Un’occasione unica, dove non è stato possibile non ammirare gli splendidi costumi che sposavano in pieno lo spirito dell’opera donizettiana.

 

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