GIORNATA INTERNAZIONALE DELL’ AMICIZIA : L’AMICIZIA DESCRITTA DA SENECA È ANCORA ATTUALE?

Michelangelo
Oggi viviamo in una società sempre più complessa che fatica a distinguere il vero significato di amicizia. Ed è tanto più vero se si pensa che questa stessa società ha sentito la necessità di istituire e celebrare una giornata internazionale dell’amicizia

Sembra così piuttosto interessante riportare l’epistola di Seneca a Lucilio laddove egli pone la questione di saper distinguere l’amicizia. Mentre scrive ed esorta a saper distinguere tra amicizie autentiche e amicizie interessate, egli fonda un solido concetto di ciò che intende per amicizia. E spiega che è necessario prima costruire la propria identità per poi saper creare relazioni e legami e confrontarsi con gli altri. Da qui la necessità di non essere dipendenti dalle altre persone e l’importanza di proteggere il proprio equilibri.

Raccomanda che prima di contare sugli altri, si debba contare su noi stessi

Questo consentirà al vero saggio di ricercare solo amicizie disinteressate «ut habeat aliquem cui ipse aegro adsideat, quem ipse circumventum hostili custodia liberet» perché lui stesso abbia “qualcuno da assistere nella malattia, qualcuno fatto prigioniero da nemici da liberare”.

Seneca non spiega molto come si ottiene un buon giudizio ma ne mostra una caratteristica all’inizio della lettera: “Mi hai inviato una lettera per mano di un tuo “amico”, come lo chiami tu. E nella tua frase successiva mi ammonisci dal non discutere con lui di tutte le cose che ti riguardano, dicendo che anche tu stesso non sei abituato a farlo; in altre parole, nella stessa lettera hai affermato e negato che è tuo amico. Ora, se avete usato questa nostra parola in senso pubblico [publico], e lo avete chiamato “amico” nello stesso modo in cui noi parliamo di tutti i candidati alle elezioni come “onorevoli signori”…”

Un giudice perspicace presta attenzione alla corrispondenza tra parole e azioni e lo fa basandosi sulla logica. Più sottilmente, un giudice è consapevole che il significato delle parole è molto sensibile al contesto. Seneca qui distingue tra discorso pubblico e discorso privato.

Come abbiamo visto, il discorso pubblico si incontra nella piazza del mercato e nella politica, entrambi regno dell’opinione popolare incerta e volubile.

In pratica il concetto si può applicare anche ora : si possono avere migliaia di amici su Facebook, ma la propria popolarità non implica necessariamente autenticità/credibilità e non tutti i follower sono amici sinceri

La diagnosi di Seneca dell’uso incostante di quelle parole iniziali da parte di Lucilio potrebbe farci interrogare se Lucilio sappia distinguere una vera amicizia. Seneca gli presenta allora un quadro di vera amicizia in cui il discorso audace [audaciter] è una virtù fondamentale (vale a dire il discorso di chi ha il coraggio di narrarsi). Non raccomandando l’audacia in quanto tale, ma l’essere tale con l’amico e aggiunge “ come lo è con se stessi” [tam audaciter cum illo loquere quam tecum]. L’amicizia specchiata, ad esempio, se ci si tratta come fermi [fidelem], genera – se si ha un giudizio perspicace – amici leali.

In tutta la terza lettera c’è un implicito contrasto tra l’assiologia ordinaria della politica (e del mercato) dove si parla per persuadere in base al proprio giudizio sui desideri eterogenei (e incostanti) degli altri, mentre tra i veri amici si potrebbe anche considerare se stessi come solo [putem solum]. Per dirla in modo anacronistico (e nello spirito di esplorare Seneca come economia politica alternativa): tra i veri amici siamo tutti un possibile agente rappresentativo, ma questo non è appropriato tra le persone che chiamiamo semplicemente amici del mercato e della politica. In un breve documento dimenticato, il futuro premio Nobel e attento allievo di Adam Smith, George Stigler, ne ha scritto, citando le categorie di Aristotele e il trattato di J.S. Mill sul tema, arrivando a medesime conclusioni. In sintesi, sull’amicizia, Seneca, per descriverla e depurarla da altri aspetti quali la convenienza, la socialità o la necessità di condivisione, individua una delle qualità più belle della vera amicizia nel “capire e nell’essere capiti”. Concetto di formidabile attualità anche ora.

Cristina Rossello

 

 

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