IMMAGINI AL FEMMINILE NARRANO LA DIPENDENZA AFFETTIVA COME IN UNA METAFORICA VIA CRUCIS

Dal 5 al 26 novembre 2022, il Refettorio grande del Complesso Monumentale di San Domenico Maggiore a Napoli, accoglie il nuovo capitolo di #LASCIAMIANDARE, il progetto/contenitore di Monica Marioni che si sviluppa in un itinerario diffuso in varie sedi lungo tutta la penisola italiana. Dopo l’anteprima a Villa Lysis a Capri e la tappa al Bunker di Caldogno (VI), #LASCIAMIANDARE ritorna in Campania, in uno dei luoghi più suggestivi della città partenopea, grazie al sostegno e alla collaborazione del Comune di Napoli.

L’esposizione napoletana, curata da Maria Savarese e Maria Rosa Sossai, è inserita nella programmazione culturale del Comune di Napoli e si concentra sull’aspetto sacrale delle opere in relazione allo spazio che le accoglie.

L’allestimento descrive l’ideale battesimo della vittima d’abusi la quale, una volta liberatasi dalla prigionia e percorso il cammino della rinascita, è ormai giunta a vita nuova. Un grande light box altamente simbolico apre la rassegna, rievocando la liturgia dei primi secoli del Cristianesimo, quando i corpi dei catecumeni venivano immersi nella vasca battesimale. A seguire, una “rosa” di monitor rappresenta il cammino della rinascita, attraverso le recenti performances dell’artista.

L’allestimento raggiunge il suo apice sulla parete di fondo alla maestosa corsia centrale. Sull’intera parete, sotto l’affresco secentesco raffigurante l’Ultima Cena, verrà proiettata la performance dal titolo: La preda in cui le immagini del corpo dell’artista, come in una metaforica Via Crucis, transiteranno da una proiezione all’altra, creando in tal modo un ritmo dall’intenso effetto visivo ed emozionale.

Il progetto #LASCIAMIANDARE a cura di Maria Savarese, in collaborazione con Maria Rosa Sossai, e Igor Zanti, e il contributo dello psicologo Stefano Di Carlo, si completerà con l’ultimo appuntamento del 2022, in programma ai primi di dicembre presso l’Archivio Storico Comunale di Palermo a cura di Maria Rosa Sossai.

Monica Marioni nasce a Conegliano Veneto (TV) nel 1972 ma si trasferisce giovanissima nel vicentino dove tuttora vive alcuni mesi all’anno. Artista multidisciplinare, Marioni fa dell’arte una professione a seguito dell’incontro con Antonina Zaru, gallerista, mecenate, già amica e complice di artisti di fama internazionale quali Nam June Paik, Luca Pignatelli, Giovanni Frangi, Velasco, Salvatore Garau. È lei a riconoscere per prima il potenziale di Monica, spingendola a muovere i primi passi partendo da Napoli, con una collettiva a palazzo Crispi. La collaborazione pluriennale culmina con l’invito a realizzare un’opera monumentale nell’ambito di un evento collaterale alla 53^ Biennale d’Arte di Venezia. È così che crea “Ego”, installazione e videoarte unite in un unico lavoro. Nel muoversi dall’astrattismo verso la figurazione, e dal quadro alle altre forme approda alla “pittura digitale” con il progetto “Ninfe”, presentato a Vicenza per iniziativa della Fondazione Vignato per l’Arte, e in “IO SONO”, allestito a Milano alla Fondazione Stelline, con la curatela di Oliver Orest Tschirky, durante il quale incontra per la prima volta la performance, ospitando il danzatore Butoh tedesco Imre Thormann. Con “REBUS” del 2013, Monica Marioni torna al materico in tecnica mista per dare corpo a una narrazione eterea ed enigmatica, preludio alla iconicità delle successive opere di “FAME!”, progetto pensato per EXPO 2015 – Feed the planet, ma presto svincolatosi per raccontare tutte le «fami» proprie dell’individuo contemporaneo, attraverso la compresenza di quadri, foto, installazioni e momenti performativi. Con FAME! al PAN di Napoli, inizia la collaborazione con la curatrice Maria Savarese attraverso il progetto filmico LE UMANE PAURE: partendo da una serie di performance dell’artista, il regista Nicolangelo Gelormini ha girato un film d’arte di 14 minuti. L’ultimo progetto, “HOTEL MO.MA”, curato da Maria Rosa Sossai e presentato nel febbraio 2019 a Vicenza, ha segnato un avvicinamento deciso verso un’arte più minimale e concettuale, installativa e performativa, legata a stretto filo ad una figura fondamentale dell’architettura italiana quale Carlo Scarpa. In ogni sua forma, l’attenzione artistica di Monica Marioni è sempre concentrata sulla figura umana, che rappresenta con una vasta e varia gamma espressiva atta a raccontare le paure, ansie e nevrosi dell’individuo contemporaneo.

Commento di Cristina Rossello: “ L’idea di realizzare la mostra all’interno dell’ex refettorio del convento assume sicuramente un significato diverso in quanto introduce il visitatore in un’atmosfera di spiritualità e di profonda riflessione. Come fondatrice e Presidente di Progetto Donne e Futuro Onlus, ho sempre creduto nelle giovani donne meritevoli e poter contribuire alla loro crescita professionale al fine che possano dare il meglio a livello professionale e sociale,  è un primo traguardo per riuscire a vedere un futuro migliore di tutte le donne del mondo. Ed è per questo che l‘artista merita una nota di riguardo per la sua profonda sensibilità e capacità di introspezione: una giovane donna esempio di riscatto culturale e sociale al femminile.”

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