LE SERRE REALI DI TORINO: UN PROGETTO DI RESTAURO, RIQUALIFICAZIONE E VALORIZZAZIONE CULTURALE

Il programma di rifunzionalizzazione delle Serre Reali a Torino è pronto a partire.

Il più rilevante tra gli interventi inclusi nel “Piano Strategico 2021-2024 dei Musei Reali di Torino” doterà le Serre Reali di componenti tecnologiche che miglioreranno la fruizione dei musei e di nuovi spazi per essere condivisi con la città.

Servizi museali avanzati; integrazione museo-città; reti con le istituzioni del territorio, l’Università, l’associazionismo e i portatori di interessi; giovani e public engagement: sono queste le coordinate sulle quali i Musei Reali disegnano il loro futuro, individuando le Serre Reali come un tassello fondamentale per la ridefinizione della geografia del compendio museale torinese. La bellezza dei padiglioni affacciati sui giardini, l’attestamento su uno dei principali boulevard del centro di Torino e la possibilità di collegamento con i sottostanti depositi di materiale archeologico hanno ispirato un programma di trasformazione che ha destinato le Serre Reali a futuro polo dei servizi per il pubblico e per i dipartimenti interni del museo.

Grazie allo stanziamento di un fondo di 12 milioni di euro messo a disposizione dal CIPE – Piano Cultura e Turismo, nel 2018 è iniziato il percorso sviluppato da un pool di professionisti guidati dallo studio torinese Isolarchitetti insieme all’arch. Giovanni Durbiano costruito in accordo con i settori tecnici dei Musei Reali diretti dal Responsabile Filippo Masino e condiviso con la Soprintendenza.

Lo sviluppo del progetto

In primo luogo, si procederà con il restauro conservativo delle facciate, dove gli attuali serramenti saranno sostituiti mantenendo il disegno originale ma garantendo prestazioni termiche avanzate per il contenimento dei consumi. I locali interni saranno liberati dalle ingombranti strutture inserite negli anni ‘70 e riacquisteranno così la loro suggestiva spazialità antica a doppia altezza e la vista sui giardini. Le pareti dei padiglioni saranno completamente trasformate in una immensa vetrina dove conservare ed esporre segmenti delle collezioni finora nei depositi, spaziando dall’archeologia alla pittura, dalle armi agli arredi storici. Il vecchio salone affacciato sui giardini sarà demolito e sostituito da un nuovo volume vetrato ad alta tecnologia, che consentirà di ospitare una hall di accoglienza dotata di punto caffetteria, il nuovo auditorium per 120 posti e alcune sale polivalenti attrezzate per convegni, piccole mostre, restauri visibili, attività artistiche ed eventi. Al piano inferiore, si troveranno i depositi di sicurezza dei Musei Reali; particolarmente suggestiva sarà l’installazione di una vetrata, attraverso la quale il pubblico potrà vedere com’è organizzato il reparto storage di un museo contemporaneo e il nuovo laboratorio di restauro. I piani superiori dell’edificio centrale saranno invece dedicati interamente alle attività educative e metteranno a disposizione del museo spazi ampi e attrezzati per i lavori in gruppo. Un importante obiettivo del progetto è stato quello dell’abbattimento delle barriere architettoniche, che fino a oggi hanno costituito un grande ostacolo alla fruibilità. Imponente è stato anche l’investimento nella componente tecnologica, con sistemi avanzati per il controllo microclimatico interno, la sicurezza e il comfort dell’utenza, dedicando grande attenzione ai temi della sostenibilità energetica e dell’impatto ambientale.

Uno dei punti fondanti dell’intero progetto è la sua collocazione urbana

Con l’apertura di un secondo ingresso in Corso Regina Margherita 105, i Musei Reali si candidano infatti a diventare un ponte tra il centro storico della città, il mercato di Porta Palazzo e i popolosi quartieri di Aurora e Barriera di Milano, quartieri tra i più sensibili della città ma anche brulicanti di attività socio-culturali e caleidoscopio di culture del mondo. La forte flessibilità d’uso dei nuovi spazi delle Serre Reali favorirà l’integrazione con altri soggetti presenti nel territorio, quali le circoscrizioni, l’Università di Torino, gli ostelli studenteschi, le associazioni del Terzo Settore dedicate a giovani e cultura, che qui troveranno occasioni di partenariato con il museo e spazi di qualità per condividere le loro iniziative.

La storia delle Serre Reali

La costruzione dei tre padiglioni delle Serre nel 1921 rappresenta il punto di arrivo delle grandi trasformazioni che avevano interessato nel secolo precedente la fascia di città compresa tra il centro antico e il corso del fiume Dora. Con ordine di Napoleone dell’anno 1800, infatti, si era dato avvio alla demolizione dell’antica fortificazione che per duecento anni aveva protetto il nucleo storico di Torino, sostituita da una cerchia di viali alberati che ancor oggi delimitano l’area centrale. Mentre negli altri quadranti urbani i terreni messi in gioco furono presto edificati con nuove piazze, edifici da reddito e strutture pubbliche come ospedali e caserme, tutta l’area libera fino al Corso San Maurizio venne invece mantenuta a pertinenza del giardino di Palazzo Reale: fu grazie a ciò che in questo tratto le antiche mura non vennero mai abbattute e ancor oggi colpiscono per la loro maestosità.Una volta colmati i fossati e appianati gli spalti, gli appezzamenti inedificati dei “giardini bassi” nei decenni successivi furono destinati a svariati usi, ma mai integrati pienamente nei percorsi verdi dei giardini.In un primo momento, tutta questa area verde fu data in concessione allo scultore di corte Giacomo Spalla, professore d’arte all’Accademia Albertina e autore dei fregi in marmo che impreziosiscono la Galleria Beaumont di Palazzo Reale: nei pressi del Bastione di Sant’Ottavio egli fece edificare una graziosa palazzina che ancora oggi porta il suo nome, disegnata dall’amico architetto Gaetano Lombardi, e che da alcuni anni ospita il Nucleo dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale oltre ad alcuni uffici ministeriali.Ritornato al Demanio il terreno, nel corso dell’Ottocento subentrarono quindi affittuari diversi. Negli anni ‘60 la porzione che corre dalla cuspide del Bastion Verde fino all’attuale Via Rossini, dopo essere stata utilizzata come galoppatoio, venne quindi destinata a Real Giardino Zoologico: per circa venticinque anni ai piedi del bastione di San Maurizio i torinesi poterono assistere ad esibizioni di giraffe, leoni ed elefanti.Lo zoo venne chiuso nel 1886: una parte delle stalle per gli animali, appositamente ristrutturate, furono riutilizzate per ricoverare durante l’inverno le casse con le piante ornamentali che adornavano i giardini del Re. In questo modo si poté evitare di riporle, come avveniva in precedenza, nei sotterranei dell’Archivio di Stato o, ancor prima, al piano terreno della manica sud di Palazzo Reale, e che Carlo Alberto aveva trasformato in sede della Biblioteca Reale.La grande svolta avvenne nel 1914: nel programma di modernizzazione del traffico cittadino, il Comune di Torino richiese infatti il “taglio” dei giardini con due viali (oggi detti dei Partigiani e 1° maggio) per collegare Corso San Maurizio alla Piazza Castello, consentendo il passaggio carraio e la nuova tramvia urbana.La proposta, autorizzata dal Consiglio Superiore di Antichità e Belle Arti, prevedeva già l’elegante cavalcavia neo barocco lungo le antiche mura e i fornici colonnati sulla piazza, ma inizialmente manteneva la proprietà di tutte le aree verdi a Palazzo Reale, comprese le serre. L’accordo con la Casa Reale, sottoscritto due anni più tardi, andò oltre: l’intero terreno venne concesso alla città perché ne realizzasse un parco pubblico, e in contropartita il Comune avrebbe progettato e costruito un fabbricato ex novo per le serre-aranciere, da realizzarsi nella porzione rimasta in disponibilità di Palazzo Reale al di sotto del Bastion Verde.Il progetto architettonico impegnò diversi professionisti dell’ufficio comunale per i lavori pubblici, sotto la direzione dell’Ing. Aurelio Mastrogiacomo.Ai lati di un corpo centrale su tre piani, si realizzarono i due padiglioni monumentali in mattoni rossi, dotati di ampie finestrature verso mezzogiorno e ciechi verso nord per ottimizzare il riscaldamento solare invernale. L’elegante architettura neo classicheggiante, direttamente ispirata alle settecentesche Orangery dei Kew Gardens di Londra, presenta un apparato decorativo in bugnato di mattoni, portali di ingresso frontonati e ampie finestrature all’inglese.I fabbricati servirono come luogo di ricovero delle piante ornamentali fino alla Seconda guerra mondiale.Fu poi negli anni Settanta del Novecento che le serre, ormai inutilizzate, furono profondamente ristrutturate dalla Soprintendenza alle Antichità per divenire la sede del Museo di Antichità: soppalchi interni in calcestruzzo armato, torri ascensori, piani sotterranei e un nuovo salone vetrato verso i giardini hanno consentito fino a tempi recenti di conservare ed esporre le collezioni archeologiche dello Stato, ormai separate da quelle egizie, sebbene snaturando l’ariosità delle architetture originali.

Commento di Cristina Rossello” Un progetto che ci consentirà di riappropriarci di un luogo “reale”, della sua storia e della sua importanza. Le forme innovative e tecnologiche che sono state scelte per una migliore ruizione, saranno un grande aiuto per la valorizzazione di questo prezioso patrimonio”

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