Nello spazio dell’area mostre temporanee, l’esposizione racconta i 90 anni del MAUTO (1933-1923), il suo ruolo e i legami con il contesto automobilistico torinese, attraverso quattro sezioni e una serie di materiali provenienti dalla collezione e dal Centro di Documentazione del Museo. L’obiettivo è creare un percorso complementare e di approfondimento all’esposizione permanente, mettendo in luce le storie dei protagonisti – pionieri, progettisti e giornalisti – e i momenti che hanno segnato l’evoluzione dell’automobile e del Museo e creando un ponte tra passato e futuro.
La prima sezione (anni ’30-‘60) apre come in un racconto, la Panhard & Levassor del 1894, vettura esposta alla Mostra retrospettiva sulle automobili d’epoca, organizzata da Carlo Biscaretti in occasione del Salone di Milano del 1933, primo atto della fondazione del Museo. Seguono una serie di vetture della collezione: la voiturette Leon Bollée 3 HP, uno dei primi modelli posseduti da Cesare Goria Gatti, pioniere e tra i fondatori della Fiat e dell’Automobil Club di Torino, colui che ebbe per primo l’idea del Museo con Roberto Biscaretti di Ruffia, padre di Carlo; la Fiat 18/24 HP, donata al Museo dallo stesso Carlo Biscaretti, a raccontare il ruolo di primo piano della famiglia Biscaretti, con il suo capostipite Roberto, fondatore dell’Automobil Club di Torino – il primo d’Italia – e tra quelli della Fiat; la Fiat 16/20 HP, donata da Sofia Cacherano di Bricherasio, collezionista e sorella di Emanuele, il “conte socialista”, anche lui tra i primi a credere nella nascita della Fiat. Emerge in questo contesto anche la figura di Vincenzo Lancia, cresciuto come collaudatore e pilota della Fiat, del quale è esposta la Lancia Lambda Weymann di sua proprietà, donata al Museo dalla famiglia.
La seconda sezione si focalizza sull’architettura, dal progetto di Amedeo Albertini, che concepisce l’edificio come luogo di conservazione ed esposizione di una collezione museale (uno dei primi in Italia alla fine degli anni Cinquanta), al rinnovamento architettonico ed espositivo compiuto negli anni Duemila, un punto di svolta che inaugura un nuovo corso del Museo. Nel rispetto dell’identità originaria il progetto di Cino Zucchi per il nuovo Museo valorizza il rapporto tra l’edificio e il suo contesto, tenendo conto delle profonde trasformazioni dello spazio urbano.
La terza sezione (anni ’70-2000) prende avvio dall’eredità lasciata dal fondatore Carlo Biscaretti al Museo che consente, a partire dagli anni Sessanta, di instaurare una rete di rapporti con Musei internazionali, collezionisti e associazioni di settore, in un momento storico in cui l’automobile d’epoca assume un ruolo sempre più importante. Nascono le prime associazioni di settore, fondate da appassionati e collezionisti che pongono le basi del movimento per la salvaguardia del patrimonio storico motoristico. In questi anni compaiono anche i primi testi sul restauro del veicolo, che vedono protagoniste importanti vetture restaurate, come l’Alfa Romeo 8c 2300, che alla bellezza delle forme di un design ricercato unisce una brillante storia motoristica, molto ambita dal nascente mercato collezionistico. Esemplare anche il caso della vettura Fratelli Marchand del 1901, il cui restauro rappresenta ancora oggi un caso di studio.
La quarta sezione (2011-2023) è dedicata al Centro di Restauro, nato dall’esigenza di superare la criticità tra conservazione e funzionalità dell’automobile. È presentato il progetto della Carrozza Bordino, protagonista nei prossimi anni di un caso studio di restauro di uno dei primi mezzi a motore realizzati in Italia. Progettata da Virginio Bordino, figura emblematica di un nuovo Rinascimento, la Carrozza è la protagonista di un’installazione multimediale e immersiva che porterà i visitatori a rivivere lo spirito innovativo della Torino di metà Ottocento. Uno sguardo al passato per raccontare il futuro.
Commento di Cristina Rossello: Un esempio di come le collezioni e relazioni intessute da Carlo Biscaretti, fondatore del Museo, con diverse figure di rilievo nel mondo automobilistico, possano essere la chiave di lettura del successo di un museo specialistico come in questo caso. 90 anni di un museo e questa mostra confermano l’impegno e la volontà del fondatore di aprire al mondo intero la storia dell’automobile italiana.