PARAVENTI NELLA STORIA E COLLEZIONISMO ALLA FONDAZIONE PRADA DI MILANO

La mostra proposta alla Fondazione Prada di Milano indaga la storia e interpreta i significati del “paravento“, ripercorrendo le traiettorie di reciproche contaminazioni tra Oriente e Occidente, i processi di ibridazione fra diverse forme d’arte e funzioni, le collaborazioni tra designer e artisti e, infine, la creazione di opere inedite.

I paraventi rappresentano il concetto di liminalità e di soglia fra due condizioni, in senso letterale e metaforico, in quanto attraversano le barriere tra discipline, culture e mondi diversi.

Come spiega Nicholas Cullinan, “Pittura o scultura? Arte o complemento d’arredo? Elemento utilitaristico oppure ornamentale? Decorativo, funzionale, architettonico o teatrale? Questa mostra esamina con un approccio innovativo gli interrogativi e i paradossi che circondano la storia dei paraventi, una storia di migrazione culturale (da Oriente a Occidente), di ibridazione (tra forme d’arte e funzioni diverse) e di ciò che viene celato e rivelato. La nostra ricerca svelerà come questa storia e il suo manifestarsi nel presente coincidano con la storia di oggetti liminali e della liminalità stessa, in un processo di superamento delle rigide distinzioni e gerarchie tra le diverse discipline dell’arte e dell’architettura, della decorazione d’interni e del design”.

“Paraventi: Folding Screens from the 17th to 21st Centuries” è l’ampia esposizione a cura di Nicholas Cullinan presentata da Fondazione Prada a Milano dal 26 ottobre 2023 al 26 febbraio 2024.  Il 2 novembre 2023 inaugureranno due mostre complementari, organizzate da Prada con il supporto di Fondazione Prada presso Prada Rong Zhai a Shanghai e Prada Aoyama Tokyo, che approfondiranno l’eredità storica e le interpretazioni contemporanee dei paraventi nei contesti orientali.

Una sezione introduttiva raggruppa tre paraventi cinesi e giapponesi del XVII e XVIII secolo raffiguranti battaglie navali e vedute dall’alto per indagare l’intrinseca ambiguità e la natura transnazionale di questi oggetti. Si analizza la possibile duplice lettura dei paraventi da una prospettiva orientale, da destra a sinistra, oppure occidentale, da sinistra a destra, come un paesaggio o una rappresentazione cartografica. La seconda sequenza esplora il tema della rappresentazione delle stagioni e delle narrazioni temporali in una dimensione spaziale, accostando un paravento dell’artista cinese Chen Zhifo, maestro dei dipinti gongbi del XX secolo che riproduceva uccelli e fiori con grande accuratezza realista, a uno più astratto e ironico realizzato dall’artista americano Jim Dine nel 1969 e intitolato Landscape Screen (Sky, Sun, Grass, Snow, Rainbow). Con un gruppo di opere recenti e inedite realizzate da Tony Cokes, Cao Fei, Shuang Li, Joan Jonas, Tiffany Sia e Wu Tsang, la mostra svela come un oggetto apparentemente senza tempo come il paravento possa diventare un mezzo per proiettare una stratificazione di immagini ed effetti multischermo con l’uso pervasivo delle tecnologie digitali. Un’altra sezione è dedicata a una delle funzioni del paravento: nascondere, proteggere e quindi creare una dimensione intima, privata e segreta all’interno dell’ambiente domestico. Opere storiche come Three-fold Screen with embroidered panels depicting heroines (The Legend of the Good Women) (1860 ca.) di William Morris ed Elizabeth Burden e Konku (1982) di William N. Copley sono accostate a paraventi contemporanei di artisti quali Lisa Brice, Anthea Hamilton, Lorna Simpson e Carrie Mae Weems, che affrontano temi come la seduzione e il senso del pudore attraverso una prospettiva inusuale. L’estetica queer è al centro di un’altra serie di opere che trasformano questo oggetto quotidiano in un elemento decorativo dichiaratamente trasgressivo. Viene raccontata una storia culturalmente dirompente attraverso opere come il paravento realizzato da Duncan Grant del Gruppo Bloomsbury di Charleston (Sussex, Regno Unito) per l’Omega Workshop, un raro paravento del 1929 di Francis Bacon e World of Cats (1966), opera dell’attore, scrittore e collagista britannico Kenneth Halliwell, oltre a creazioni di artisti contemporanei quali Kai Althoff, Marc-Camille Chaimowicz e Francesco Vezzoli. Non va poi dimenticato che i paraventi possono anche essere potenti strumenti di propaganda politica, di manifestazione di forza e di ricchezza, di ostentazione e di costruzione di narrazioni capaci di influenzare la storia. Ne sono un esempio sia l’opera monumentale del 1718 di Pedro de Villegas, composta da dieci elementi che presentano sul lato frontale il racconto della conquista del Messico da parte del condottiero Hernán Cortés e sul retro una decorazione con scene orientali, sia la nuova commissione affidata a Goshka Macuga che affronta il tema della trasmissione del sapere e della cultura. L’ultimo gruppo di opere allestite al piano terra del Podium esplora il paradosso della trasparenza attraverso la negazione concettuale o umoristica della funzione pratica di questi oggetti. I paraventi trasparenti di Carla Accardi e Isa Genzken incorniciano l’ambiente circostante anziché nasconderlo. Aprono a nuove prospettive e suggeriscono nuove visioni piuttosto che circoscrivere uno spazio. In contrasto con l’approccio sincronico adottato al piano terra, il piano superiore segue una logica diacronica.

La sequenza cronologica permette di ricostruire l’evoluzione storica di questo oggetto artistico e decorativo, dalle sue origini orientali e dai dialoghi e contaminazioni con le tradizioni occidentali fino al contributo innovativo apportato da designer e artisti nel XX e XXI secolo.

I paraventi cinesi e giapponesi realizzati tra il XVII e il XIX secolo hanno dato il via a una serie di trasformazioni e metamorfosi che in questa mostra è rappresentata dalle creazioni, tra le altre, di maestri del design e dell’architettura quali Alvar Aalto, Charles e Ray Eames, Le Corbusier, Josef Hoffmann e Jean Prouvé; dalle sperimentazioni avanguardistiche di Giacomo Balla, René Magritte e Pablo Picasso; dalle opere di artisti contemporanei, fra i quali Marlene Dumas, Mona Hatoum, Yves Klein, Sol LeWitt, Ed Ruscha, Betye Saar, Keiichi Tanaami, Cy Twombly e Luc Tuymans; e da quelle di artisti più giovani come Kamrooz Aram, Atelier E.B (Beca Lipscombe & Lucy McKenzie) e Małgorzata Mirga-Tas. Un catalogo illustrato pubblicato da Fondazione Prada accompagnerà la mostra “Paraventi: Folding Screens from the 17th to 21st Centuries”.

Includerà un’introduzione di Miuccia Prada, Presidente di Fondazione Prada, un’indagine storica e artistica del curatore della mostra Nicholas Cullinan, una serie di interviste agli artisti coinvolti nella produzione di paraventi inediti e saggi di scrittori, curatori e studiosi internazionali come Thomas Aquilina, Nancy Berliner, Francesca Berry, Whitney Davis, Frank Feltens, Wu Hung, Ido Misato, Paul B. Preciado, Ana Zabía e Siegfried Zielinski. Elenco degli artisti in mostra Alvar Aalto, Carla Accardi, Kai Althoff, Kamrooz Aram, Atelier E.B (Beca Lipscombe & Lucy McKenzie), Francis Bacon, Giacomo Balla, Hernan Bas, Lisa Brice, Elizabeth Burden e William Morris, Marc Camille Chaimowicz, Tony Cokes, William N. Copley, Pedro de Villegas, Jim Dine, Marlene Dumas, Charles & Ray Eames, Elmgreen & Dragset, Cao Fei, Isa Genzken, Duncan Grant, Eileen Gray, Wade Guyton, Kenneth Halliwell, Anthea Hamilton, Mona Hatoum, David Hockney, Josef Hoffmann, Pierre Jeanneret, Joan Jonas, William Kentridge, Yves Klein, Le Corbusier, Sol LeWitt, Shuang Li, Goshka Macuga, René Magritte, Kerry James Marshall, Takesada Matsutani, Małgorzata Mirga-Tas, Chris Ofili, Laura Owens, Lê Phổ, Pablo Picasso, Jean Prouvé, Man Ray, Ed Ruscha, Betye Saar, Watanabe Shikō, Tiffany Sia, Lorna Simpson, John Stezaker, Keiichi Tanaami, Wu Tsang, Luc Tuymans, Cy Twombly, Francesco Vezzoli, Carrie Mae Weems, Franz West, T. J. Wilcox, Chen Zhifo.

Commento di Cristina Rossello: “Se l’origine e l’uso del paravento derivano dalla Cina, dove sono noti sin dal periodo delle Sei Dinastie (III-VI secolo). Il collezionismo in Occidente ebbe inizio nel XIX secolo, quando i paraventi asiatici entrarono nei musei e nelle grandi collezioni, influenzando gli artisti dell’epoca. Ma è dopo la seconda guerra mondiale che si è diffuso il collezionismo di paraventi asiatici. Oggi l’interesse verso questo oggetto cavalca quello del design in quanto oltre al significato decorativo è anche considerato un bene d’investimento, come lo confermano i valori raggiunti in asta.

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