TRECENTO ANNI DEL MUSEO DI ANTICHITÀ DI TORINO (1724-2024)

La prima menzione del Museo di Antichità risale al 3 aprile 1724, quando il Canonico Gagliardi da Brescia, scrivendo al poeta Apostolo Zeno, ricordava come l’amico Scipione Maffei, importante storico e drammaturgo veronese, fosse impegnato in quel momento “a costruire un museo di iscrizioni intorno al gran cortile” dell’Università di Torino.

Torino celebra il tricentenario del Museo di Antichità, formatosi nel 1724, con una serie di iniziative promosse dai Musei Reali per valorizzare le numerose anime che l’Istituzione ha avuto nel corso di tre secoli di vita: luogo di studio e di ricerca in cui si è coltivato l’amore per la classicità e le grandi civiltà del passato, con particolare riguardo al territorio di appartenenza.

“Con la celebrazione del tricentenario – dichiara Mario TurettaSegretario generale del Ministero della Cultura e Direttore avocante dei Musei Reali – si riafferma il ruolo centrale del Museo di Antichità di Torinosia per comprendere le origini della città attraverso l’inedito e suggestivo percorso basilicale paleocristiano, restituito attraverso una consolidata sinergia istituzionale, sia con l’approfondimento degli studi scientifici che, grazie alle ricerche condotte dai Musei Reali con l’Università di Torino, si focalizzano sul culto di Iside e sullo scavo della città romana di Industria; inoltre, un allestimento tecnologico aggiornato e una interpretazione innovativa offrono narrazioni che accolgono il pubblico in modo coinvolgente, rispondendo alle istanze della fruizione museale contemporanea”.

Dal 23 aprile 2024, la città si riappropria di uno straordinario tassello della sua storia: per la prima volta apre al pubblico l’inedito percorso archeologico della Basilica paleocristiana del Salvatore, per mille anni il centro cristiano della città insieme alle vicine chiese di San Giovanni Battista e di Santa Maria.

Nel tardo Quattrocento, con Torino elevata a sede arcivescovile, l’edificio venne raso al suolo per realizzare il nuovo Duomo rinascimentale, su progetto di Amedeo di Francesco da Settignano, detto Meo del Caprino (Settignano, Firenze, 1430-1501). Nel 1909, dieci anni dopo il ritrovamento del Teatro Romano, lo scavo restituì strutture architettoniche, resti di sepolture, iscrizioni e lo straordinario mosaico duecentesco dedicato alla ‘Fortuna che regola le sorti dell’umanità’, subito trasferito nel museo civico di Palazzo Madama. Negli anni Novanta del ‘900 la Soprintendenza ha potuto completare lo scavo in estensione, ripristinando su di esso la pavimentazione di piazza San Giovanni. Restaurata grazie a un primo sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo e, successivamente, con i fondi del Ministero della Cultura, l’intera area archeologica è stata consegnata nel 2021 ai Musei Reali di Torino. Oggi una musealizzazione di impatto, ricca di ricostruzioni tridimensionali del Teatro Romano e del complesso episcopale, restituisce accessibilità e leggibilità a questo straordinario patrimonio di archeologia urbana.

Dettaglio di Osiride Chronokrator avvolto nelle spire del serpente Aion, I secolo d.C. (testa), fine II secolo d.C. – III secolo d.C. (corpo), fine XVI secolo – primo decennio XVII secolo (parte inferiore, avambraccio, rilavorazione della testa,) marmo, ingresso nelle Collezioni Savoia nel 1612 dalla raccolta di Alessandro Monaldi

Per una straordinaria esplorazione diacronica della storia della città, la visita alle aree archeologiche si completa con il percorso che si snoda nella Basilica del Salvatore e nel decumano romano attraverso il passaggio dal Teatro, fino alla sezione del Museo di Antichità dedicata all’Archeologia a Torino, valorizzata dal rinnovato allestimento multimediale con una galleria di personaggi illustri.

Il programma di celebrazioni si apre con la mostra archeologica La Scandalosa e la Magnifica. 300 anni di ricerche su Industria e sul culto di Iside in Piemonte, allestita nello Spazio Scoperte al secondo piano della Galleria Sabauda dal 23 aprile al 10 novembre 2024.

L’esposizione, curata dall’archeologa Elisa Panero dei Musei Reali, in collaborazione con l’Università di Torino, offre un viaggio nella città romana di Industria-Bodincomagus, centro “alpino” dalle forti connotazioni cosmopolite, che lega culti locali, orientali, rapporti economici e culturali con l’Egeo orientale: le sorti archeologiche del sito hanno accompagnato la storia e le vicende del museo torinese e del casato sabaudo, tra le più antiche attestazioni in Italia del culto di Iside, definita “La Scandalosa e la Magnifica” nell’inno del III- IV secolo d.C. rinvenuto a Nag Hammadi in Egitto e dedicato alla dea orientale, alla quale la mostra è intitolata.

La rassegna muove i passi dal fascino per l’Oriente e per l’Egitto nutrito dai Savoia sin dal Cinquecento, attraverso l’esposizione di 75 oggetti tra statue, statuette ed epigrafi, in bronzo e in marmo, con opere particolari ed evocative come l’Osiride Chronokrator – Signore del tempo – avvolto nelle spire del serpente Aion, datato alla prima metà del II sec. d.C. – III sec. d.C., che giunse nelle collezioni dinastiche nel 1612.

La mostra presenta inoltre interessanti manufatti in bronzo provenienti dall’area archeologica di Industria, oggi afferente alla Direzione regionale Musei del Piemonte, presso l’attuale Monteu da Po (TO), città segnalata da Plinio il Vecchio nella Naturalis Historia, come la danzatrice in bronzo, datata I-II sec. d.C., ritrovata all’inizio dell’Ottocento dal Conte Bernardino Morra di Lauriano, e il celebre tripode in bronzo, opera di pregio datata alla metà del II secolo d.C., riccamente decorata da sileni su zampe leonine, sfingi accovacciate al di sopra di un motivo a racemi vegetali, sostegni superiori ornati da tre teorie figurate raffiguranti Dioniso e tre vittorie alate sul globo. Le peculiari sculture dedicate a varie divinità – Iside raffigurata anche nelle vesti di Fortuna, Arpocrate, Apollo, Mitra, Eracle, Giove Ammone – le iscrizioni e gli oggetti bronzei, quali il sistro e la statuetta di sacerdotessa, permettono di approfondire tradizioni, miti e varie religioni che rimandano a culti orientali in linea con la vocazione cosmopolita che la città di Industria doveva avere già nella sua fase preromana di mercato sul Po. Sono presenti anche materiali ceramici provenienti da tutto il Mediterraneo, alcuni esposti per la prima volta, ed epigrafi che attestano antichissime famiglie di origine centro-italica, quali gli Avilii, i Lolli, i Sertori e i Coccei, a testimoniare la vivacità del centro situato sull’asse del Po, nel cuore dei più importanti traffici economici, sociali e politici del tempo.


Dettaglio dell’applique di danzatrice velata, seconda metà I secolo d.C. – prima metà II secolo d.C., bronzo da Industria, da scavi effettuati nel 1811-1813, Foto Studio Gonella

Tre secoli di storie, scavi e scoperte archeologiche legate al Museo di Antichità tracciano quindi la fisionomia di una città “sacra agli dei”, ma molto amata dagli uomini dediti agli scambi commerciali e alla politica dell’Impero, su cui molto resta ancora da scoprire: la sezione conclusiva è infatti l’occasione per fare il punto sull’urbanistica di Industria, sull’interpretazione dei suoi monumenti e sulle prospettive di ricerca.

Commento di Cristina Rossello: Il Museo è un’istituzione antica per la città di Torino, che può vantare nobili origini ed è giunto a noi come un vero e importante tesoro che merita di essere ammirato da tutti. Il voler mantenere la denominazione storica di Museo di Antichità ci aiuta a capire la continuità di questa istituzione che risale al XVIII secolo e che continua ancora oggi tra archeologia e manufatti, oggetti e reperti, accuratamente custoditi e archiviati. E per i più curiosi non dimentichiamo che questo luogo custodisce anche il “Tesoro di Marengo” lamine di oro e argento che ritroviamo sia in oggetti che arredi ma anche nel busto-ritratto dell’imperatore Lucio Vero (161-169 d.C.)

 

Immagine di copertina: La Scandalosa e la Magnifica. 300 anni di ricerche su Industria e sul culto di Iside in Piemonte, Musei Reali di Torino

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