Mentre un uomo pensa a come fare il suo lavoro, una donna lo ha già finito e sta facendo tutto il resto. (Matilde Serao)
Matilde Serao (1856, Patrasso, Grecia- 1927, Napoli, Italia) è stata una scrittrice e giornalista, fondatrice ed editrice del quotidiano napoletano Il giorno. Nata in Grecia da padre napoletano e madre greca, la Serao ritornò a Napoli con la famiglia dove studiò e lavorò in un ufficio telegrafico e poi nella redazione del Corriere del mattino di Napoli. Nel 1882 si trasferì a Roma e due anni dopo sposò Eduardo Scarfoglio, con il quale fondò il Corriere di Roma e altri due periodici. Ritornata a Napoli, si separò dal marito e nel 1904 fondò l’influente quotidiano “Il giorno”, che diresse fino alla morte.
Nel corso della sua carriera giornalistica, Serao ha scritto circa 40 romanzi molto popolari e una serie di racconti che trattano della vita della classe medio-bassa napoletana. Il suo romanzo migliore fu probabilmente Il paese di cuccagna (1890), una vivace storia della passione napoletana per la lotteria. Altri suoi romanzi degni di nota sono Il romanzo della fanciulla (1886) e Suor Giovanna della Croce (1901).
Nel Paese di cuccagna siamo nella Napoli di fine Ottocento dove si intrecciano le vite emblematiche di commercianti ambiziosi, nobili decaduti, usurai, prostitute, artigiani, giovani madri. Una umanità solidale o feroce che affida al gioco del lotto sogni e speranze destinate sempre a soccombere. Un trattato delle virtù che è allo stesso tempo reportage di Napoli e dei suoi diavoli. Il volume è composto in tre capitoli, partendo dalla vita di Matilde Serao nel periodo storico che va dalla metà dell’Ottocento al primo trentennio del Novecento, in piena crisi sociale, economica e culturale della Napoli divenuta metropoli di una provincia mentre prima era stata capitale del Regno dei Borbone, il mondo della borghesia e della plebe della città. Viene descritto l’impegno giornalistico della Serao, ma anche la sua conoscenza del popolo della metropoli, del quale fu interprete fedele. Inoltre nel libro si evidenzia il realismo della Serao con una lettura critica dei saggi, delle novelle e dei romanzi, dal Ventre di Napoli al Paese di cuccagna, con particolare rilievo a queste due opere di cui esamina analiticamente i valori contenutistici e stilistici. L’ultimo capitolo è l’analisi del gusto descrittivo dell’ambiente e delle vie di Napoli in cui si agitano tutte le categorie sociali, nel cercare di scommettere al gioco del lotto.
“Ma come tutti i sogni troppo pronunziati, il lotto conduce alla inazione ed all’ozio: come tutte le visioni, esso porta alla falsità e alla menzogna; come tutte le allucinazioni, esso conduce alla crudeltà e alla ferocia; come tutti i rimedi fittizi che nascono dalla miseria, esso produce miseria, degradazione, delitto. Il popolo napoletano, che è sobrio, non si corrompe per l’acquavite, non muore di delirium tremens; esso si corrompe e muore pel lotto. Il lotto è l’acquavite di Napoli.” M. Serao
La Serao firmava spesso i suoi articoli utilizzando lo pseudonimo di “Gibus”, un tipico cappello maschile fatto a cilindro. Scriverà della miseria, della vita degli operai, delle condizioni di vita delle donne, di omicidi e di camorra con estrema competenza e passione. Nonstante la sua separazione con Scarfoglio compagno e collega ebbe termine, la Serao lasciò il quotidiano “Il Mattino” fondato dal marito. Nel 1903 conosce un altro giornalista, Giuseppe Natale, che sposerà alla morte del marito e da cui avrà una figlia, chiamata Eleonora in segno d’affetto per la Duse.
Nonostante le mille difficoltà nel 1904 fondò e diresse “Il Giorno” di Napoli, divenendo così la prima donna nella storia del giornalismo italiano a dirigere una testata giornalistica mettendosi in diretta concorrenza con il quotidiano del suo ex marito. La Serao divenne presto una delle principali protagoniste della vita culturale di Napoli. Fu una attenta conoscitrice delle mode e degli stili di vita dell’alta società, ma nel suo giornale seppe descrivere anche le storture e le speranze delle popolazioni dei bassifondi e dei derelitti che alimentavano le storie napoletane del periodo.
Commento di Cristina Rossello: Matilde Serao fu una donna coraggiosa e di grande talento, che non solo raggiunse traguardi solitamente riservati agli uomini. A lei va il riconoscimento di aver inaugurato con il Giorno un nuovo modo d’intendere la professione di giornalista. “Bisogna sempre partire subito, quando si vuol andar via. Se si ritarda, si resta.” dal libro “L’infedele di Matide Serao