QUINTO ENNIO IL FONDATORE DELLA LETTERATURA ROMANA CHE PREDILIGEVA LA TRAGEDIA

Quinto Ennio (239 a.C., Rudiae nei pressi di Lecce – i Romani avevano acquistato il Salento nel 266 a.C.- 169 a.C.) fu un poeta epico, drammaturgo e autore satirico, il più influente dei primi poeti latini, giustamente chiamato il fondatore della letteratura romana.

A lui si attribuisce  l’introduzione della doppia ortografia delle consonanti lunghe e l’invenzione della stenografia latina, era un uomo di ampi interessi e conosceva i movimenti intellettuali e letterari del mondo ellenistico. Creò e non mancò di perfezionare un modo di espressione poetica che raggiunse la sua massima bellezza in Virgilio e sarebbe rimasto preminente nella letteratura latina.

La sua epica Annales, un poema narrativo che racconta la storia di Roma dalle peregrinazioni di Enea fino ai giorni del poeta, fu l’epica nazionale finché non fu eclissata dall’Eneide di Virgilio.

Annales, poema epico scritto da Quinto Ennio che racconta la storia di Roma dal tempo di Enea al II secolo a.C.

Enea, con il figlio e il padre in un dipinto di Giambattista Tiepolo

Sopravvivono solo circa 600 righe. Il frammento mescola origini leggendarie e testimonianze oculari della storia contemporanea. Sebbene l’opera non sia equilibrata – Ennio quasi ignorò la prima guerra punica e divenne più dettagliata aggiungendo libri sul suo tempo – il suo grande merito è evidente nella sua nobiltà di etica così come nella sua nobiltà di linguaggio.

Conosceva tre lingue e aveva, come diceva lui, “tre cuori”: l’osco, la sua lingua madre; greco, in cui fu educato; e il latino, la lingua dell’esercito con cui prestò servizio nella seconda guerra punica. Il vecchio Catone lo portò a Roma nel 204, dove si guadagnò una misera vita come insegnante e adattando opere greche, ma era in rapporti familiari con molti degli uomini di spicco di Roma, tra cui il vecchio Scipione. Il suo protettore era Marco Fulvio Nobilior, che accompagnò nella sua campagna in Etolia e il cui figlio Quinto ottenne la cittadinanza romana per Ennio nel 184 a.C.. Non si sa molto altro di significativo della sua vita.

Della più grande opera di Ennio, il suo poema epico sulla storia romana, gli Annales, sopravvivono solo 600 versi. Il poeta si presentò come Omero reincarnato, si rivolse alle Muse greche e compose in esametro dattilico il metro di Omero. Quinto Ennio seppe variare i suoi resoconti delle campagne militari con autobiografia, erudizione letteraria e grammaticale e speculazioni filosofiche. 

Dalla poesia alla tragedia epica

Oggi sopravvivono titoli di 20 tragedie adattate dal greco, per lo più Euripide (ad esempio, Ifigenia ad Aulis, Medea, Telefo e Tieste). Rimangono circa 420 versi, che indicano una notevole libertà dagli originali, una grande abilità nell’adattare i metri latini nativi alla struttura greca, accentuando l’elemento retorico e il fascino patetico (una caratteristica di Euripide che ammirava molto) attraverso un sapiente uso dell’allitterazione e dell’assonanza. Le sue opere su temi romani furono Sabinae  “Donne Sabine” e, se davvero fossero opere teatrali, Ambracia sulla cattura di quella città in Etolia da parte di Fulvio e infine Scipione.

Commento di Cristina Rossello: E’ altresi interessante comprendere l’evoluzione di quel genere che viene chiamato “tragedia” così tanto descritta da Quinto Ennio. In realtà la tragedia è branca del dramma che tratta in modo dignitoso gli eventi dolorosi o terribili incontrati o causati da un individuo eroico. La maggior parte del materiale letterario derivava dalle opere di Omero ed era di dominio pubblico nelle comunità greche. Così potenti furono le conquiste dei tre più grandi drammaturghi greci, Eschilo, Sofocle, Euripide e dove la parola “tragedia” venne usata per la prima volta per le loro opere teatrali arrivando così a descrivere un genere letterario che, nonostante molte trasformazioni nel tempo, dimostra ancora la sua vitalità attraverso i secoli. Oggi, per sviluppo cronologico, il termine può essere applicato ad altre opere letterarie, come il romanzo.

Ennio. Testa, tufo dell’Aniene, metà del II secolo a.C. ca. dal Mausoleo dei Cornelii Scipiones. Città del Vaticano, Musei Vaticani.

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