Riportiamo integralmente un articolo di Alice Trioschi – Camera Arbitrale di Milano, Servizio di Conciliazione, Progetto ADR Arte – dal titolo: Accordo di mediazione sull’autorialità e sul pagamento di fotografie scattate per un magazine.
Si presenta di seguito un caso che è stato oggetto di un accordo di mediazione presso il Servizio di Conciliazione della Camera Arbitrale di Milano, in tema di paternità di alcune fotografie e del loro carattere creativo, scattate per il magazine di una casa editrice.
Camera Arbitrale di Milano, Servizio di Conciliazione, Progetto ADR Arte – Accordo di mediazione (volontaria) relativo l’autorialità e il pagamento di fotografie scattate per un magazine di casa editrice. La controversia vedeva dunque agire il Fotografo contro la Casa Editrice.
Nel 2018, un fotografo depositava presso il Servizio di Conciliazione della Camera Arbitrale di Milano una richiesta di mediazione. La controversia nasceva dopo la tacita cessazione del rapporto di lavoro tra il fotografo e la casa editrice. Infatti, il primo, aveva collaborato per diversi anni con il magazine della casa editrice, in qualità di redattore. A partire dal 2008, la collaborazione del fotografo si trasformava anche in attività fotografica vera e propria, con la richiesta di produrre scatti con modalità e scopi diversi per il magazine. Un primo scatto veniva realizzato in studio, dove il fotografo ritraeva degli oggetti posizionati su un tavolo, seguendo le indicazioni dell’art director della rivista. Un secondo e un terzo scatto venivano invece realizzati in ambiente esterno, ritraendo la natura circostante.
Nel 2014, a seguito della cessazione dei rapporti di lavoro tra le parti, nasceva la controversia per due distinti motivi. Il primo, che il fotografo si accorgeva che i propri scatti erano stati pubblicati ripetutamente sul magazine senza che a lui pervenisse alcun pagamento per il lavoro effettuato. Il secondo, che le due foto scattate all’esterno erano state utilizzate a scopo pubblicitario su 24 numeri della rivista, oltre che ad essere stampate su un cartellone per gli stessi fini durante un convegno, senza la citazione del fotografo in quanto autore delle stesse. Dopo aver parlato con alcuni esponenti della casa editrice ed aver richiesto il pagamento di quanto dovuto, il fotografo depositava una domanda di mediazione presso il Servizio di Conciliazione della Camera Arbitrale di Milano.
La domanda veniva accolta dal progetto ADR Arte, che applica la mediazione a tutte le controversie aventi ad oggetto arte e beni culturali. Le parti si presentavano al primo incontro e decidevano di proseguire con il procedimento di mediazione. Qui, prima che sul loro utilizzo a scopo pubblicitario, emergeva un’intensa discussione sulla paternità delle fotografie e la percentuale di “creatività” effettivamente utilizzata dal fotografo al momento dello scatto. Infatti, la prima fotografia era stata realizzata negli uffici della casa editrice, con la collaborazione dell’art director che decideva come e cosa il fotografo dovesse ritrarre per raggiungere gli scopi prefissati. Qui, la casa editrice identificava il fotografo come mero esecutore dello scatto, giustificando dunque un pagamento inferiore a quello dovuto, secondo gli standard del mercato della fotografia, per uno scatto “autoriale”. Differentemente, per le due foto configuranti un ambiente esterno, il fotografo aveva ricevuto il solo incarico di realizzare due scatti, senza che gli venissero fornite ulteriori istruzioni. In questo caso, entrambi gli scatti potevano essere considerati “autoriali”. Dopo approfondite discussioni, le parti giungevano al seguente accordo: il fotografo veniva ritenuto autore delle due foto “autoriali” e come tale riconosciuto. La casa editrice si impegnava a pagare al fotografo una somma in denaro comprendente quanto dovuto per una prima fotografia non autoriale, e le due successive “autoriali”. Non si aveva invece una maggiorazione del prezzo dovuto al ripetuto uso pubblicitario delle due foto scattate all’esterno, né gli interessi per il mancato pagamento di tutti e tre i lavori, dovuto nel 2014.
Commento
Prima di accedere al procedimento di mediazione, il fotografo e la casa editrice interrompevano tutti i rapporti professionali e personali. Questo portava ad un allontanamento tra le parti, impedendone la comunicazione e la comprensione dei reciproci interessi. Entrambi gli attori rimanevano fermi sulle proprie convinzioni: la casa editrice non guardava al fotografo come “artista” e non effettuava il pagamento richiesto, il fotografo riteneva invece di essere stato truffato. Solo con l’intervento del mediatore terzo e imparziale, gli attori riuscivano a sedersi allo stesso tavolo e ascoltarsi. Fondamentale per la risoluzione della controversia era la discussione relativa alla percentuale di creatività usata dalle parti per la realizzazione delle fotografie ed il riconoscimento del fotografo quale autore delle stesse. Il fotografo, infatti, si sentiva sminuito in quanto professionista e artista ogni qualvolta la casa editrice pubblicava una sua foto senza citarne l’autore o quando le sue opere non venivano ritenute strettamente “autoriali” e creative. Una volta superato in mediazione il nodo dell’autorialità, le parti procedevano velocemente alla definizione di una congrua somma in denaro da pagare al fotografo sia per l’opera “non autoriale” e per quelle “autoriali”, sia a titolo di risarcimento del danno.
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