ELLIOT ERWITT A MILANO, UNA MOSTRA CHE COGLIE LE VICENDE UMANE DELLE PERSONE INCONTRATE NEI SUOI REPORTAGE

Fino al  16 ottobre 2022, il Museo Diocesano Carlo Maria Martini di Milano ospita una retrospettiva dedicata a Elliott Erwitt (Parigi, 1928), uno dei più importanti fotografi del Novecento

L’esposizione, curata da Biba Giacchetti, organizzata dal Museo Diocesano in collaborazione con SudEst57, col patrocinio del Comune di Milano, sponsor Crédit Agricole, presenta cento dei suoi scatti più famosi, da quelli più iconici in bianco e nero a quelli, meno conosciuti, a colori che Erwitt aveva deciso di utilizzare per i suoi lavori editoriali, istituzionali e pubblicitari, dalla politica al sociale, dall’architettura al cinema e alla moda.

Anche quest’anno – dichiara Nadia Righi, direttrice del Museo Diocesano Carlo Maria Martini di Milano – il Museo Diocesano propone per il periodo estivo una mostra di fotografia, aprendosi alla città anche in orario serale e offrendo nel gradevole spazio del chiostro diverse attività culturali”. “Le sale del museo – prosegue Nadia Righi – accolgono una importante retrospettiva dedicata a Elliott Erwitt, uno dei più straordinari fotografi, ancora vivente, del quale presentiamo le immagini più iconiche affiancate ad altre meno note, sia in bianco e nero che a colori. Tanti sono i temi toccati da Erwitt nel corso della sua lunga carriera: i ritratti di importanti personaggi del mondo della politica o dello spettacolo, i grandi fatti della storia, i bambini, i reportage di viaggio, ma anche la propria famiglia. Egli guarda sempre alla realtà, da quella più nota a quella più intima e personale, con uno sguardo curioso, talvolta con una sottile e delicata ironia che rende i suoi scatti sempre affascinanti e capaci di portare nuove riflessioni”.

Il percorso espositivo ripercorre l’intera carriera dell’autore americano offre uno spaccato della storia e del costume del Novecento, attraverso la sua tipica ironia, pervasa da una vena surreale e romantica, che lo ha identificato come il fotografo della commedia umana.

L’obiettivo di Erwitt ha spesso anche colto momenti e situazioni che si sono iscritte nell’immaginario collettivo come vere e proprie icone; è il caso dello scatto con Nixon e Kruscev a Mosca nel 1959, talmente efficace che lo staff del presidente degli Stati Uniti se ne appropriò per farne un’arma nella sua campagna elettorale, dell’immagine tragica e struggente di Jackie Kennedy in lacrime dietro il velo nero durante il funerale del marito, del celebre incontro di pugilato tra Muhammad Ali e Joe Frazier del 1971, o ancora di un giovane Arnold Schwarzenegger in veste di culturista durante una performance al Whitney Museum di New York.

Grande ritrattista, Erwitt ha immortalato numerose personalità che hanno caratterizzato la storia del XX secolo, dai padri della rivoluzione cubana, Fidel Castro ed Ernesto Che Guevara, in una rara espressione sorridente, ai presidenti americani che ha fotografato dagli anni cinquanta fino a oggi con una particolare predilezione per J.F. Kennedy che stimava e che fissò sulla pellicola in una posa ufficiale e in una insolita, mentre fuma indisturbato durante la convention democratica nel 1960.

In questa galleria di personaggi, un angolo particolare è riservato a Marilyn Monroe, forse la stella del cinema più fotografata di tutti i tempi, colta sia in momenti privati e intimi, sia nei momenti di pausa sui set dei film; di lei, Erwitt ammirava, più che la bellezza, la capacità di flirtare con l’obiettivo, che rendeva remota la possibilità di sbagliare lo scatto.

Uno dei temi ricorrenti nella carriera di Erwitt è quello dei bambini che ama – ha avuto sei figli e un numero esponenziale di nipoti – e con i quali ha sempre avuto un rapporto speciale. Alle immagini tranquillizzanti, in cui i piccoli sono colti nella loro allegria, la bambina di Puerto Rico o i ragazzini irlandesi, entrambi fotografati per una campagna di promozione turistica dei due paesi. A questi scatti si affiancano quelli dedicati agli animali, in particolare ai cani, presi in pose il più delle volte buffe o che richiamano un atteggiamento antropomorfo d’imitazione dell’uomo. Al Museo Diocesano di Milano non mancano le immagini che rivelano lo spirito romantico di Erwitt e che mostrano coppie d’innamorati che si scambiano momenti di tenerezza all’interno delle auto o si abbracciano in place du Trocadéro davanti alla Tour Eiffel in un giorno di pioggia, mentre la silhouette di un uomo salta una pozzanghera.

Elliott Erwitt è nato in Francia da una famiglia di emigrati russi, nel 1928. Passa i suoi primi anni in Italia. A 10 anni si trasferisce con la famiglia in Francia e da qui negli Stati Uniti nel 1939, stabilendosi dapprima a New York, poi, dopo due anni, a Los Angeles. Nei primi anni ‘50, Erwitt dopo essere transitato per Pittsburg, la Germania e la Francia, si stabilisce a New York, città che elegge sua base operativa fondamentale. Flessibilità e spirito d’adattamento necessari tanto alla sua professione che ai suoi interessi, lo hanno visto muoversi molto spesso intorno al pianeta prima di far ritorno alla base. Durante i suoi studi alla Hollywood High School, Erwitt lavora in un laboratorio di fotografia sviluppando stampe “firmate” per i fan delle star di Hollywood. Nel 1949 torna in Europa viaggiando e immortalando a lungo realtà e volti in Italia e Francia. Questi anni segnano l’inizio della sua carriera di fotografo professionista. Chiamato dall’esercito americano nel 1951 continua a lavorare per varie pubblicazioni e, contemporaneamente, anche per l’esercito americano stesso, mentre staziona in New Jersey, Germania e Francia. La grande opportunità gli viene offerta dall’incontro, durante le sue incursioni newyorchesi a caccia di lavoro, con personalità come Edward Steichen, Robert Capa e Roy Stryker che amano le sue fotografie al punto da diventare suoi mentori. Nel 1953 congedato dall’esercito, Elliott Erwitt viene invitato da Robert Capa, socio fondatore, ad unirsi a Magnum Photos in qualità di membro fino a diventarne presidente nel 1968. Ancora oggi ne è membro attivo e resta una delle figure leader nel competitivo mondo della fotografia. I libri di Erwitt, i saggi giornalistici, le illustrazioni e le sue campagne pubblicitarie sono apparse su pubblicazioni di tutto il mondo per oltre quarant’anni. Pur continuando il suo lavoro di fotografo Elliot Erwitt negli anni ‘70 comincia a girare dei film. Tra i suoi documentari si ricorda Beauty Knows No Pain (1971) Red White and Blue Glass (1973) premiato dall’American Film Institute e The Glass Makers of Herat (1997). Negli anni ‘80 Elliott Erwitt produce 17 commedie satiriche per la televisione per la Home Box Office. Dagli anni ‘90 fino ad oggi continua a svolgere un’intensa e varia vita professionale che tocca gli aspetti più disparati della fotografia.
Tra le sedi espositive più prestigiose dove Erwitt ha presentato i suoi lavori, si segnala The Museum of Modern Art a New York, The Chicago Art Institute, The Smithsonian Institution a Washington D.C., The Museum of Modern Art di Parigi (Palais de Tokyo), The Kunsthaus a Zurigo, il Museo Reina Sofia a Madrid, The Barbican a Londra, The Royal Photografic Society a Bath, The Museum of Art del New South Wales a Sydney.

Commento di Cristina Rossello: “Con questa mostra Milano rende omaggio ad un grande fotografo e un grande viaggiatore. Nel suo lungo peregrinare come fotoreporter, colse ogni aspetto delle vicende umane delle persone che incontrava, dalla Francia alla Spagna, dall’Italia alla Polonia, dal Giappone alla Russia, agli Stati Uniti e gli scorci di vita delle metropoli americane. Società e Cultura, temi cari alla città di Milano.”

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