PICTURA TACITUM POEMA: UNA STORIA ALLA DOMUS DI CREMONA

Ad esplicitarlo è già il titolo: “Pictura Tacitum poema. Miti e paesaggi dipinti nelle domus di Cremona”, che si rifà alla celebre frase attribuita a Cicerone “Si poema loquens pictura est, pictura tacitum poema esse debet” (“se la poesia è una pittura parlante, la pittura dev’essere una poesia silenziosa”).

Grande Storia, come quella della terribile “Battaglia di Cremona” che nel ’69 dopo Cristo, l’”Anno dei 4 Imperatori”, abbandonava sulle rovine della città, “una catasta di corpi che sfiora in altezza i frontoni del tetto”, come annotò Plutarco.
Storie, come quelle splendidamente raccontate sui muri delle ricche residenze cremonesi, dilaniate dalla violenza della battaglia e annerite dagli incendi. Testimoniate da migliaia e migliaia di frammenti riemersi, un ventennio fa, dal sottosuolo. Frammenti recuperati, catalogati, in parte restaurati e, per quanto possibile, riconnessi. A ritrovare le scene affrescate che impreziosivano le domus cremonesi.
Storie, come quelle dipinte nella “Stanza di Arianna” dalla Domus del Ninfeo. I tre grandi affreschi di epoca augustea raccontano altrettanti momenti del mito cretese: prima abbandonata da Teseo dopo l’impresa dell’uccisione del Minotauro, in seguito scoperta da Dioniso addormentata sulla spiaggia dell’isola di Nasso, Arianna appare infine sposa trionfante del dio stesso. Le pitture ritrovate nel 2002 negli scavi di piazza Marconi, e in quelli successivi, testimoniano di una raffinata cultura artistica e, insieme, le tante storie della casa e le passioni dei suoi proprietari.
Accanto al tema di Arianna, gli affreschi cremonesi riportano a quelli del culto dei lari ed evidenziano un gusto per l’Egitto, entrambi temi ben rappresentati negli affreschi della Domus di Candelabri dorati, altra sfarzosa residenza cremonese oggetto della mostra. Al larario dipinto sulle pareti di questa domus vengono affiancati in mostra preziosi bronzetti votivi dall’Archeologico di Mantova, e Lari da quello di Ostia insieme a un dipinto con il medesimo soggetto da Pompei. Così come il fregio cremonese con nani e pigmei viene raffrontato a una analoga raffigurazione da Ostia. Le rappresentazioni di gusto nilotico ci raccontano di come, già in epoca antica, il fascino della civiltà egizia riscuotesse ampio seguito. Anche qui un importante raffronto con reperti egizi concessi dall’Archeologico di Firenze.
Come gli affreschi pompeiani, concessi dal Museo Nazionale Archeologico di Napoli, propongono un confronto visivo sul Mito di Arianna. Sullo stesso tema, lo splendido coperchio di sarcofago proveniente dalla Villa d’Este di Tivoli e una testa rinascimentale di Arianna dormiente, da Firenze.
A completare questa emozionante mostra sono la ricostruzione immersiva della Stanza di Arianna e una serie di postazioni video che documentano le vicende di scavo nella Cremona Romana e il lavoro di restauro e ricerca che sui reperti sono stati condotti dal Centro per la Conservazione e Restauro de “La Venaria Reale” e dal Laboratorio Arvedi dell’Università di Pavia.

Commento di Cristina Rossello: “I miti antichi possono essere narrazioni senza tempo che possono offrire spunti di riflessione come nel caso del mito di Arianna che descrive la storia di questa fanciulla quando vide sbarcare Teseo sulle coste cretesi se ne innamorò follemente consegnandogli  gli strumenti necessari alla sua impresa: una spada per uccidere il Minotauro e un gomitolo di lana, il famoso “filo di Arianna”, per ritrovare la via d’uscita al labirinto costruito da Dedalo, con la promessa che l’eroe l’avrebbe poi portata con sé in patria e sposata.”

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