SOPHIE CALLE AL MUSÉE PICASSO DI PARIGI

Sophie Calle celebra a modo suo il cinquantesimo anniversario della morte di Pablo Picasso, occupando tutti e quattro i piani dell’Hôtel Salé con una proposta espositiva unica.

La mostra di Sophie Calle assume uno sguardo curioso e insolito su una scelta di opere emblematiche di Picasso attraverso le cui immagini o memoria l’artista evoca di una storia personale che si svolge al piano terra del Museo. Con questa mostra, che si snoda sui piani indipendentemente da Picasso e assume facilmente un carattere retrospettiva, Sophie Calle esplora alcuni dei temi che ne sono centrali come la privazione dello sguardo o il scomparsa ricorrendo all’archivio e scrivendo come fonti e materie prime della sua creazione. Raccogliere la sfida dell’invito, l’artista interroga con arguzia e profondità il la ricezione critica del suo lavoro e la sua preoccupazione per la trasmissione alle generazioni future.

Il piano terra dell’Hôtel Salé segna il debutto di Sophie Calle al Museo Picasso

Ad eccezione dei tre autoritratti di Picasso che fanno da contorno l’artista si comporta in modo carino, qui incarnato dalla presentazione del thriller which ha dato il titolo alla mostra, il pavimento gioca su una presenza vuota del pittore Spagnolo. Sostenendo una storia personale, Sophie Calle avvia il dialogo utilizzando aneddoti e ricordi – alcuni risalenti all’infanzia – fanno da contrappunto immagini e diversivi. Con i “Picasso confinati”, questi sono i dipinti appeso, protetto dalla luce e fotografato durante la reclusione che vengono mostrati. L’assenza si annida anche nei “Picasso fantasma”, cioè cinque grandi dipinti di Picasso come grandi tende, ricamate formato delle opere, ricoperte da descrizioni raccolte dallo staff del museo in un periodo in cui le opere erano in prestito all’esterno. Una infine, composizione monumentale, nel formato del famoso dipinto Guernica, ha realizzato un’opera collettiva riunendo quasi duecento fotografie, oggetti e miniature dalla collezione personale di Sophie Calle, in arrivo per il la maggior parte degli scambi con artisti, da Christian Boltanski a Tatiana Found in tra cui Miquel Barceló, Damien Hirst e Cindy Sherman.

I confini di Picasso

Il secondo appuntamento al museo Picasso durante la reclusione. Una presenza fantastica, molto intimidante, che ho subito fotografato. Prima ancora del savoir, je venais d’accepter.

I fantasmi di Picasso

Durante le mie prime visite, La morte di Casagemas, grande bagnante al mancavano il libro, il disegno di Paul, L’uomo con la pipa e La Nageuse pronto. Ho chiesto ai curatori, alle guardie e ad altro personale permanente dal museo per descrivermelo. Quando tornarono, li velai con i ricordi che lasciano quando sono lontani.

Occhi chiusi

Il primo piano inizia con un aneddoto raccontato da Cocteau de Picasso osservando ad Avignone un pittore mezzo cieco che dipingeva il castello di Papi dalle sole parole di sua moglie. In risposta alla ben nota paura di Picasso che un giorno perderà la vista, Sophie Calle riunisce una serie di oggetti, fotografie e video dedicati al tema dello sguardo – sguardo chiuso, inediti (“Vedere il mare”), privati ​​(“L’ultima immagine”, “Les Aveugles”), ecc.

Picasso mi raccontò di averlo visto ad Avignone, in place du château des Popes, un vecchio pittore, mezzo cieco, che dipinse il castello. Sua moglie, standogli accanto, osservò il castello con un binocolo e glielo descrisse. Ha dipinto dopo sua moglie. Picasso diceva spesso che la pittura è una professione da ciechi. Dipinge, no ciò che vede, ma ciò che sperimenta, ciò che racconta a se stesso di ciò che ha visto. Jean Cocteau

Nel suo diario, mia madre scrisse: “Sophie è così morbosa che verrà a trovarmi più spesso sotto la mia tomba che in rue Boulard. » Io, per tengo lontana la morte, ho fotografato cimiteri, filmato mia madre morente, Ho cercato di organizzare la prova generale per il mio funerale, possedevo un caveau a Montparnasse prima di trasferirsi per motivi familiari, dispersi a domicilio buste contenenti altrettanti testamenti scritti emergenza prima di ogni viaggio. Per poi passare ad altro.

Al secondo piano del museo, Sophie Calle fa l’inventario delle sue cose in una cornice spettacolare. Introdotto da un corpus di opere dedicato al tema della scomparsa, quella dei genitori dell’artista, fino alla sua propria morte simulata, il visitatore attraversa diverse stanze dove sono esposti più di 500 oggetti di Sophie Calle – disegni, dipinti, fotografie, oggetti d’arte e curiosità, opere rare, stoviglie e mobili – sono esposti alla maniera dell’Hotel Drouot. Negli archivi personali di Picasso conservati al museo, Sophie Calle ho trovato la lettera di un’associazione che aiuta gli artisti ciechi, chiedendo Picasso un disegno originale, con lo scopo di costruire, con il ricavato della vendita, la Casa degli Occhi Chiusi. Non avendo trovato la risposta, Sophie Calle ha fatto appello alla generosità della Fondazione Almine e Bernard Ruiz-Picasso per l’organizzazione durante la fiera una vendita online organizzata da Drouot Estimates di a ceramiche di Picasso e devolvere il ricavato della vendita ad un’associazione dei non vedenti.

Sophie Calle è oggetto di numerose mostre in tutto il mondo dalla fine degli anni ’70. Descritto alternativamente come un artista concettuale, fotografo, operatore video e persino detective, ha sviluppato immediatamente una pratica riconoscibile, combinando testo e fotografia nutrire una propria narrazione. Suoi le opere formano un vasto sistema di echi e riferimenti interni, collegati tra loro come il capitoli di un lavoro globale in cui Sophie Calle a volte confonde i confini tra l’intimo e il pubblico, realtà e finzione, arte e vita.

Commento di Cristina Rossello: Non è sempre facile comprendere le diverse culture che interpretano l’arte. Sophie Calle ha la grande abilità di orchestrare il suo lavoro con la realtà sottostante, la propria e quella degli altri, ma sempre lasciando spazio al caso e alla interpretazione, come in questo caso. Una mostra che si presenta come una sorta di performance interpretativa senza mai interrompere il fil rouge della progettazione del suo lavoro.

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