La tematica è complessa e riservata ai pochi professionisti che gravitano in quel mondo, ma l’argomento affascina ed è trendy. Il giocatore di basket Kobe Bryant, recentemente scomparso, i calciatori Lionel Messi e Cristiano Ronaldo, il tennista Federer e il golfista Woods appaiono periodicamente su Forbes, che pubblica periodicamente i guadagni dei leader nel mondo sportivo nelle ultime tre decadi ed evidenzia che le prime 100 posizioni comprendono dieci sport e includono atleti di ben 25 paesi diversi. La “torta” rivela 4 miliardi di dollari suddivisi fra premi, stipendi e sponsorizzazioni tra giugno 2018 e giugno 2019 cresciuti del 5% nell’ultimo anno, momento storico in cui Floyd Mayweather, pugile di livello internazionale tra i primi al mondo, raggiunse il primo posto con un patrimonio di 285 milioni di dollari. Solo sette gli atleti rimasti al top dal 1990 con Tiger Woods, che mantiene il record di 12 primi posti in classifica generale. La capacità di gestire la “transizione” durante ogni fase della carriera sportiva è presupposto di base che connota e distingue la qualità del professionista che opera in questo ambito, che deve avere un ruolo di cura dunque non solo del presente e dell’immediato dell’atleta, ma lo deve aiutare con la sensibilità e la professionalità/onestà necessaria per evitare quello che ogni sportivo affermato teme: «morire povero». E, se la casistica insegna che il rischio si calcola con quote percentuali fisse, l’opportunità non è mai un fattore che viene preso in seria considerazione nella «curva» dello strategic sport professionals. Bisogna dunque saper introdurre e valutare la «chance».
Attività e impatto sul patrimonio
Creando una word cloud per attività sportive e loro impatto sul patrimonio degli strategic sport professionals emerge il groviglio dell’intersezione dei temi da conoscere e considerare per tirare il filo sull’assetto patrimoniale dello sportivo: Gli aspetti civilistici, giuslavoristici, amministrativi, sportivi, fiscali, penali, privacy, security, giudiziali e di A.I. che impattano sulla vita degli «strategic sport professionals» sono sempre estremamente complessi e non sempre prevedibili, molti non sono ponderati, seppur gli effetti incidano costantemente sul profilo patrimoniale.
* Il profilo patrimoniale dell’atleta (e/o s.s.p.) è sempre variabile e di “pianificazione a breve” essendo il suo status mutevole per molteplici cause. Si pensi al cambio di squadra (interno/campionato) o al trasferimento all’estero o all’attrazione in vicende attinenti altri soggetti che interagiscono con l’atleta (e/o con il ssp) inevitabilmente coinvolgendolo.
* La tutela patrimoniale non accompagna dunque solo la gestione ordinaria del patrimonio individuale e familiare. Chi assiste l’atleta (e/o il ssp) deve seguire costantemente l’evoluzione normativa che ne disciplina il patrimonio. * Accanto al cosiddetto “efficientemento” della sua persona, si muovono fattori come la famiglia e la carriera, che impongono la necessità che il patrimonio sia sempre protetto, corroborato e rimodellato in ogni fase, a seconda della fascia di età dello s.s.p. con un rapido adeguamento degli obiettivi, delle caratteristiche, dei rendimenti e del monitoraggio dei rischi.
* I rapporti patrimoniali devono garantire e “tenere”, non solo nelle situazioni ordinarie, ma anche di fronte a situazioni straordinarie: cambiamenti di vita personale, eventi eccezionali, punti di svolta professionale e fine carriera.
* La tutela patrimoniale deve avere capacità di risposta immediata agli imprevisti, alle probabilità e alle crisi (anche familiari) e giungere anche alla pianificazione di aspetti che devono essere tenuti in altrettanta debita considerazione (inabilitazione, incapacità, interdizione e fatti successori). In conclusione, ogni fase della carriera sportiva va ponderata e assistita non solo nel presente e nell’immediato, senza soluzione di continuità, pena il rischio di esaurimento del proprio patrimonio.
Un focus particolare, come abbiamo visto, merita il fattore «rischio», ma anche il fattore «chance», che spesso è ignorato. La legislazione di favore ne è esempio. Alcuni interventi che ci hanno preceduto ci hanno spiegato come si crea il patrimonio (causa/effetto). Il patrimonio dello s.s.p. è un «prodotto» e, in quanto tale, va governato fin dall’inizio.
Analizziamo come l’atleta e le principali figure operanti nell’ambito sportivo generino sempre patrimonio nei loro rapporti con:
- società in caso di sport di squadra (l’attività ha come focus la prestazione sportiva in sé e la relativa contrattualistica con trattative finalizzate alla stipulazione di contratti di prestazioni sportive con le società);
- agenti (l’attività – sempre contrattualistica – in questo caso è fra agenti e sportivi e consiste in trattative contrattuali finalizzate alla stipula di contratti fra le due figure che hanno la peculiarità ulteriore di operare nell’ambito sportivo oltre alla tipicità dei rapporti con la disciplina ordinaria);
- sponsor (dove l’attività di tutela è inerente alla trattativa relativa ai contratti di sponsorizzazione e quindi a tutta la gradazione delle attività di sfruttamento commerciale inteso nel senso più ampio dell’attività dell’atleta);
- organi delle federazioni e delle istituzioni sportive nel senso più ampio (tipologia assolutamente tipica e specialistica in ambiti ristrettì a subsistemi giuridici dati dall’ambito legato all’operatività dell’atleta);
- organi di giustizia sportiva (e quindi attinente ai procedimenti disciplinari e di giustizia sportiva dinnanzi agli organi delle Federazioni sportive, al TASS e agli organi di giustizia statale)
- Authorities che regolano le transazioni finanziarie e gli assetti patrimoniali, monitorando il rispetto della disciplina (ad esempio antiriciclaggio)
- fornitori a vario titolo fuori dal mondo sportivo ma «satellitari» ad esso e alle attività messe in pratica dallo stesso, quindi relative a rapporti – sempre contrattuali – ma in ambito civilistico e di sfruttamento dei diritti personalissimi, secondo la grande scuola di calamandreiana memoria.
Giunti alla considerazione che il patrimonio individuale degli sportivi va costantemente interpretato partendo da queste fonti di produzione del reddito. Abbiamo ben chiarito che l’obiettivo è sempre preservare la ricchezza nel tempo, individuare le modalità più efficienti per un’idonea pianificazione patrimoniale nonché per definire una strategia individuale/familiare di lungo periodo, fissando anche un “budget di rischio” finanziario massimo per l’atleta e le sue generazioni a venire, sempre in ottica di efficienza e di massimizzazione della performance.
Per fare tutto ciò occorre un modello organizzativo e di gestione ottimale che non può nascere dall’improvvisazione ma che sia sempre tracciabile e incrementabile e contestualizzato da esperienze tecniche e professionali di rara e consolidata eccellenza.