TOKYO 2020: QUANDO SI CREA UN CASO STORICO

Tokyo 2020 slitta di un anno: ecco quale potrà essere l’impatto sul circuito sportivo mondiale.

Il presidente del CIO incassa i complimenti del G20 per il rinvio delle Olimpiadi al 2021. Una dichiarazione che Thomas Bach, commenta così: É un grande incoraggiamento per il Giappone e il Comitato Olimpico avere questo significativo supporto dai leader mondiali con una dichiarazione congiunta del G20. Franco Carraro, dal 1978 al 1987 presidente del CONI e attualmente membro onorario del CIO, concentra l’attenzione sulla necessità di uniformare le procedure di assegnazione delle figure in carica al governo dello sport olimpico, internazionale e nazionale, per evitare che ciascuno agisca in modo individuale favorendo il caos.

I Giochi Olimpici di Tokyo 2020, uno di quegli eventi quadriennali che da sempre rappresentano un volano per i budget in comunicazione delle aziende, sono stati posticipati a causa del Coronavirus. La decisione è stata presa dopo un’attenta e approfondita analisi della situazione ormai di portata mondiale legata al COVID-19 valutando i possibili scenari futuri che coinvolgono tutti i continenti. Nonostante il rinvio e lo slittamento di un anno, i Giochi continueranno a chiamarsi ufficialmente “Olimpiadi e Paralimpiadi Tokyo 2020. La soluzione è stata in qualche modo forzata” dalla portata di questa imprevedibile pandemia e dai tempi dettati dall’agenda olimpica da rispettare per comunicare la decisione agli organi competenti e agli stati partecipanti.

Franco Carraro quale membro onorario del CIO ha risposto così ad una domanda sul villaggio olimpico:”Il problema c’è, è un enorme centro di aggregazione per gli atleti e non solo: ci vivono 15-16 mila persone. Villaggio olimpico vuole dire stare insieme, l’opposto della separazione, dell’isolamento. Ma è chiaro che il Cio nel prendere la decisione analizzerà ogni condizione”.

E così ha fatto il Comitato, spostando di un anno la manifestazione,  prendendo in considerazioni tutti questi fattori perché al di là degli aspetti economici ci sono anche fattori sociali e umani. La presenza e la concentrazione di tantissimi atleti settimane prima di un evento per potersi ambientare, allenare e creare un’atmosfera adatta a sostenere prove fisiche di questa portata sono le condizioni primarie per il corretto svolgimento di un’Olimpiade.

Inoltre a livello logistico sarebbe stato infatti impossibile per gli organizzatori correggere e rimpiazzare tutta la comunicazione prodotta dal 2013 (anno dell’assegnazione) a oggi: si chiamano Olimpiadi di Tokyo 2020 e possiamo sintetizzarli in sette anni di investimenti milionari in marketing, promozione, diritti televisivi e infrastrutture – e questi non sono dettagli che si possono cambiare in un anno di lavoro. Il Comitato Olimpico Internazionale guidato da Thomas Bach ha dunque accettato la proposta del premier giapponese Shinzo Abe e ha deciso di rimandare l’evento non oltre la prossima estate, è in via di conferma la data del 23 luglio 2021.Una decisione storica che crea un nuovo caso, infatti l’ultima volta che dei giochi olimpici furono annullati fu proprio a Tokyo nel 1940, a causa della seconda guerra mondiale.

Quali conseguenze, in termini economici e sociali, può portare una decisione di questa importanza?  

I Giochi Olimpici rappresentano uno di quegli eventi quadriennali, insieme ai Mondiali o agli Europei di calcio, e nello specifico alle elezioni presidenziali statunitensi, che da sempre rappresentano un trampolino per gli investimenti pubblicitari da parte di aziende di tutto il mondo. A questo proposito la decisione coscenziosa e inevitabile presa del CIO impatterà significativamente sulle sue casse, finanziate per il 73% dai 4,5 miliardi di dollari garantiti dai diritti tv. Così come costringerà tutti gli operatori media coinvolti a rivedere le proprie strategie di palinsesto e business a medio lungo termine.

Secondo le ultime previsioni di Zenith, formulate lo scorso dicembre, la combinazione di Olimpiadi, Europei di calcio ed elezioni presidenziali americane avrebbe garantito una spesa pubblicitaria aggiuntiva intorno agli 8 miliardi di dollari a livello globale. Eliminati dunque gli Europei di Calcio e i Giochi Olimpici, nel 2020 rimangono in agenda dunque solo le presidenziali statunitensi di novembre, ovviamente previa una conferma o eventuali slittamenti del governo americano incerto sugli sviluppi del Covid-19.

A fare le spese di questo cambio di rotta sarà di certo l’economia del Giappone, ma sono a rischio anche le federazioni sportive che dipendono finanziariamente dal bilancio del quadriennio olimpico e che nel 2021 avevano altri appuntamenti in programma. Sono previste ingenti perdite per il Giappone: gli esperti di economia sportiva hanno stimato che il Giappone potrebbe subire una perdita tra i 5,4 e 5,6 miliardi di euro a causa del rinvio della manifestazione.

Secondo quanto riferisce il Sole24 Ore, la società finanziaria giapponese Nikko Securities ha stimato una perdita da 35 fino a oltre 60 miliardi. Meno catastrofica la previsione di Goldman Sachs, che si è fermato a poco meno di 5 miliardi di dollari, così come una stima del Nikkei che indicava una perdita di circa 6 miliardi di dollari.

La fiamma olimpica continuerà ad ardere nel Sol Levante, dunque, ma le conseguenze del rinvio graveranno in modo significativo soprattutto sugli accordi di sponsorizzazione. I diritti televisivi per Tokyo 2020 valgono oltre 4,5 miliardi di dollari e rappresentano il 73% delle entrate del CIO, indispensabili per finanziare gli sport con minor seguito.

Incerto è, dunque, anche il futuro di alcune federazioni. Lo ha spiegato qualche giorno fa Thierry Sprunger, ex direttore finanziario del CIO, secondo cui potrebbero fallire da 10 a 18 federazioni minori.

Delle attuali 28 federazioni internazionali, infatti, soltanto una decina sono indipendenti finanziariamente dalle Olimpiadi: calcio, tennis, basket, volley e poche altre.

Resterà, come accennato prima, inalterato il nome dell’edizione, che continuerà a chiamarsi Tokyo 2020, per consentire almeno il recupero dell’investimento destinato a branding e merchandising e a tutti i prodotti creati su misura per la manifestazione.

Come possiamo trasformare le difficoltà in opportunità?

Un’emergenza di questa portata è totalmente imprevedibile ma potrebbe aver concesso ad alcuni enti il perfezionamento di un’organizzazione che si rivela spesso una corsa contro il tempo. I problemi principali sono dal punto di vista logistico anche perché a distanza di pochi mesi molte strutture ricettive, hotel, palestre e campi da gioco sono già riservati e prenotati per atleti, delegazioni sportive, giornalisti e personale al seguito. Non solo, dal punto di vista della calendarizzazione bisogna per esempio slittare molti eventi che sono programmati per l’anno successivo.  A differenza degli Europei di Calcio dove in caso di slittamento, molti atleti al momento infortunati possono recuperare in tempo per potersi presentare arruolabili l’anno successivo, per le Olimpiadi il Comitato Internazionale ha ribadito che chi si è già qualificato manterrà il proprio pass anche per l’anno prossimo ma resta da assegnare oltre il 40% dei posti a disposizione, quando i tornei di qualificazione riprenderanno una volta che verrà superata l’emergenza Covid-19, e la selezione potrebbe includere anche alcuni atleti in precedenza squalificati per doping e liberi di riproporsi nel panorama sportivo. In una situazione di emergenza lo sforzo condiviso può fare la differenza nelle scelte per il bene comune, un nuovo caso come questo può creare nuove contromisure, nuovi piani di emergenza coordinati tra i paesi partecipanti e la possibilità di istituire un comitato di emergenza economico sociale preposto per qualsiasi manifestazione sportiva di portata internazionale che possa coordinare azioni tempestive tra i vari continenti per la tutela di atleti professionisti e organizzazioni sportive a supporto degli stessi.

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