UN RESTAURO CHE RIPORTA ALLA LUCE LA FIGURA DELL’ IMPERATORE COSTANTINO

Rinvenuto il ritratto di un personaggio storico, inizialmente identificato con Federico Barbarossa, che qui è stato incoronato imperatore, ma che si pensa possa essere attribuito alla figura dell’imperatore Costantino.

San Michele Maggiore in Pavia, una delle basiliche più antiche e ricche di storia del Nord Italia, sede di varie incoronazioni di re d’Italia, si presenta con un nuovo e sorprendente aspetto. Si è infatti concluso il restauro della volta a crociera della navata centrale che si aggiunge a quello, già completato, che ha interessato la volta a crociera del presbiterio e consegnato lo scorso marzo 2022.

I lavori, a breve visibili sono stati diretti e coordinati dall’architetto Carlo Bergamaschi dello studio di progettazione A7design di Pavia, in collaborazione con il comitato scientifico e la supervisione della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Como, Lecco, Monza-Brianza, Pavia, Sondrio e Varese, la collaborazione scientifica generata dalla convenzione con le tre università, così come indicato nell’allegato e promosso dall’Associazione Il Bel San Michele onlus di Pavia. La realizzazione di questi restauri, inseriti nel progetto previsti dai Piani Integrati della Cultura – PIC, della Regione Lombardia, che ha contribuito in modo importante insieme alla Fondazione Luigi Rovati di Monza, ad ASM Pavia, alla Fondazione Comunitaria della Provincia di Pavia, alla Fondazione Bracco di Milano, a Coop Lombardia, a Universitiamo di Pavia, e a elargizioni di privati.

Quello che si presenta al pubblico è una basilica di San Michele Maggiore completamente mutata nell’aspetto, diversa da come si era soliti ammirarla fino a poco tempo fa.

Colori che appaiono con grande evidenza anche sui capitelli, anch’essi oggetti del restauro. La novità di questo intervento è attualizzare l’aspetto della basilica dopo il restauro realizzato nel 1865 che si rifaceva a una teoria storicista che riconosceva in un’architettura di stile romanico delle coloriture dai toni neutri, comunque spenti. Tra le scoperte più importanti, si segnala il ritrovamento di un affresco che ritrae un uomo, inizialmente individuato in Federico Barbarossa, incoronato imperatore proprio in questa chiesa, ma che si pensa – senza peraltro averne esatta certezza – appartenga all’imperatore Costantino, in virtù di un cartiglio che compare vicino alla sua figura. I lavori a San Michele proseguiranno nei prossimi mesi e insisteranno sulla pulitura delle volte e sull’apertura al pubblico dei percorsi inframurari che corrono nello spessore dei muri della facciata e lungo i matronei.

Note storiche

Di fondazione longobarda, la chiesa di San Michele di Pavia fu eretta probabilmente sull’area di un precedente edificio pagano convertito da Costantino in chiesa cristiana. Successivamente, forse distrutta a seguito di invasioni (Ungari 924), di incendi (1004), di distruzione del Palazzo (1024) e di terremoti (1017) fu ricostruita, probabilmente, nel XII sec. Divenne sede delle incoronazioni di diversi re italici, come Arduino d’Ivrea (1002), Ottone II (1004) e Federico Barbarossa (1155). L’importanza di questa basilica è da collegarsi ai significativi elementi costruttivi di stile romanico, con particolare riferimento all’unicità dei bassorilievi della facciata che evidenziano l’influenza connessa con un vasto sistema di relazioni internazionali, soprattutto con l’Oriente, svolto da persone altamente qualificate (da Sant’Ennodio in poi) e da esperienze plurime che nascono da una vasta rete di migrazioni territoriali, con particolare riferimento ai maestri costruttori che raccolgono e scambiano esperienze che poi depositano nei loro lavori, da cui traspaiono memorie di forme e di tecniche dialoganti provenienti da tutta Europa. La richiamata unicità del monumento è giustificata dalla constatazione che rappresenta ogni forma di attività umana e che l’attenzione alla Divinità si limita alla presenza di due Vescovi (S. Ennodio e S. Eleucadio) e S. Michele.

La particolarità di S. Michele, costruito in pietra arenaria, è che tutte le altre emergenze romaniche in Pavia sono, in quel periodo, costruite in laterizio. Si può anche evidenziare che la ricostruzione della attuale Basilica di S. Michele con la demolizione della precedente chiesa longobarda avviene in un periodo di forte trasformazione comunale in cui si afferma il ruolo della borghesia e il ruolo sempre più presente del Vescovo; in quel periodo i delegati imperiali avevano sede in Lomello: è emblematico che una chiesa di questa importanza strutturale e stilistica non sia cattedrale.

L’esperienza romanica in Lombardia trova i punti importanti di riferimento in Santa Maria a Lomello, in San Michele a Pavia, in Sant’Abondio a Como e in Sant’Ambrogio a Milano, ove, originariamente i pilastri maggiori si alternavano a quelli minori con una composizione in cui la campata rettangolare raccoglieva in un’unica volta le due arcate dei matronei e il cleristorio superiore. Una struttura assai pesante che scaricava parte della sua massa sui pilastri maggiori e sulle navate laterali, ma che consentiva aperture che dotavano la chiesa di una maggiore luminosità. In San Michele, la navata centrale era coperta da due sole volte, le quali sostenevano, direttamente, il tetto della basilica. Al colmo di ogni volta erano presenti, in ambo i lati, doppie monofore: il peso di tale struttura comprometteva le condizioni statiche della navata centrale così da indurre un intervento successivo di completa ricostruzione dell’ordine delle nuove crociere, avvenuto alla fine del XV secolo. Fra il 1488 e il 1491 viene chiamato a intervenire Jacopo da Candia, maestro architetto, con il figlio Agostino. L’intervento realizzato non restaura le due volte parzialmente crollate ma le abbatte e le sostituisce con quattro volte più leggere che hanno resistito assai bene sino a oggi. La grande crociera in arenaria viene sostituita da due crociere più piccole e leggere in laterizio. A oggi, l’unica crociera originaria è quella presbiterale.

Commento di Cristina Rossello: “Certamente si tratta di un intervento di recupero e restauro meritevole. Pitture realizzate tra il ‘400 e il ‘500, poi ricoperte con diversi strati di colore nell’Ottocento, che tornano a vivere nei loro colori brillanti di uno splendido cromatismo, noto fin dai tempi più antichi e che caratterizzava proprio questa basilica. Salvaguardare il nostro patrimonio culturale significa anche riportare all’originalità tutte quelle opere che nel corso dei passati secoli non solo hanno subito un degrado ma anche sono rimaste nell’oblio.”

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