La Necropoli Paleocristiana di Agrigento risale al III-VI secolo d.C. e si estende sulla Collina dei Templi all’incirca tra il Tempio di Hera Lacinia (Giunone) e il Tempio di Eracle
Il vasto sepolcreto è suddiviso in vari settori. Tra i resti dell’antico muro tra i Templi di Hera Lacinia (Giunone) e Concordia sono visibili alcune tombe, dette “arcosolia” per la presenza di una nicchia ad arco. La necropoli sub divo, l’area del cimitero a cielo aperto, conta circa 130 tombe a cassone (formae) scavate nella roccia e si estende dal pianoro attorno al Tempio della Concordia fino al corridoio di accesso alla più estesa catacomba di Agrigento, Grotta Fragapane. Grotta Fragapane è una grande catacomba composta da corridoi (ambulacri), piccole camere sepolcrali (cubicoli) e rotonde (grandi camere sepolcrali) ricavate dalle esistenti cisterne a campana costruite in periodo greco. Le pareti delle camere presentano nicchie e arcosoli mentre nel pavimento sono state scavate altre tombe. Ci sono diversi grandi sarcofagi scolpiti direttamente nella roccia all’interno di una delle camere più piccole. Altri piccoli ambienti sotterranei (ipogei) adibiti a scopo sepolcrale si trovano più ad est lungo la cosiddetta Via dei Sepolcri che attraversa il cimitero da est a ovest, scavata in un’antica condotta idrica greca. Ipogei sepolcrali si trovano anche a sud, in prossimità del ciglio roccioso della collina, e sono oggi visibili nel giardino di Villa Aurea.
Tempio della Concordia
Il cosiddetto Tempio della Concordia è uno dei templi meglio conservati dell’antichità greca. L’edificio deve il suo nome tradizionale ad un’iscrizione latina risalente alla metà del I secolo aC che menziona la “Concordia degli Agrigentini”. L’iscrizione fu erroneamente attribuita al tempio dallo storico e teologo Tommaso Fazello alla metà del 1500. L’edificio, di ordine dorico, fu edificato intorno alla seconda metà del V secolo aC e presenta una base di quattro gradini su cui si ergono sei colonne sui lati corti e tredici su quelli lunghi. È unico tra i templi dell’agrigentino in quanto ha conservato quasi tutta la trabeazione e i due capitelli sui lati est e ovest. L’interno del tempio è suddiviso nel portico d’ingresso, nel naos e nell’opistodomo, l’ambiente posteriore, con il portico e l’opistodomo incorniciati da due colonne. La porta del naos è fiancheggiata da due pilastri che contengono una scala di servizio scolpita che conduce al tetto. Secondo la tradizione il tempio fu convertito in chiesa cristiana verso la fine del VI secolo dC quando Gregorio, vescovo di Agrigento, esorcizzò i demoni pagani Eber e Raps e dedicò l’antico tempio agli apostoli Pietro e Paolo. I dodici archi nelle pareti del naos testimoniano l’epoca in cui l’edificio era una chiesa cristiana, scopo a cui deve il suo eccezionale stato di conservazione.
Tempio di Asclepio
Questo tempio dedicato ad Asclepio (dio greco della Medicina e figlio di Apollo) si trova a circa 900 metri a sud delle mura esterne dell’antica città, nella piana di San Gregorio. L’attribuzione al celebre culto di Asclepio in questa zona è stata confermata sia da testamenti letterari che da ritrovamenti archeologici effettuati tra gli anni ’20 e ’80, che hanno portato alla progressiva scoperta dell’intero santuario. Il sito venne utilizzato come luogo di culto già nel VI secolo aC, probabilmente come tempio dedicato ad Apollo il Guaritore. Tra la seconda metà del VI secolo aC e il III secolo dC il santuario assunse progressivamente il suo aspetto definitivo. L’area è circondata da un imponente muro perimetrale e presenta un grande portale; il tempio è situato al centro, dove sono ancora visibili i tre gradini del basamento e parte della trabeazione nord-ovest. L’edificio è di ordine dorico ed è composto dai resti di un semplice naos con scale che portano al tetto, preceduto da un atrio con due colonne per lato a cui si accede da un’ampia rampa sul lato est; una rampa più piccola era presente sul lato sud. La parete di fondo ad ovest presenta due semicolonne addossate alla parete di fondo con pilastri angolari; questa caratteristica originaria serviva a simulare dall’esterno la presenza di una camera posteriore (falso opistodomo). Di fronte alla rampa di accesso si trovano i ruderi del grande altare sacrificale. L’area è caratterizzata da una serie di edifici, tra cui un piccolo edificio con una camera d’ingresso e un naos con una cassetta per le offerte (thesauros) dove i pellegrini lasciavano i loro ex voto. Attorno al tempio si trovano i resti di due portici con colonne, cisterne, una fontana e vari edifici dove venivano ospitati e curati gli ammalati in attesa di essere guariti dopo i riti di purificazione.
Tempio di Eracle
Il Tempio di Eracle è il tempio dorico più antico di Agrigento e fu costruito alla fine del VI secolo a.C. La sua attribuzione all’eroe greco si pensa derivi da un passo di Cicerone in cui si segnala l’esistenza di un tempio dedicato ad Eracle ad Agorà, la zona immediatamente a nord di Agrigento. L’edificio, di ordine dorico, presenta un basamento a tre gradini su cui poggiano sei colonne sui lati corti e quindici su quelli lunghi. L’interno, lungo e stretto, del tempio è suddiviso nel portico d’ingresso, nel naos e nell’opistodomo, l’ambiente posteriore, con il portico e l’opistodomo incorniciati da due colonne. La porta del naos è fiancheggiata da due pilastri contenenti una scala di servizio che conduce al tetto; questo è il primo esempio di quella che sarebbe diventata una caratteristica tipica dell’architettura dei templi akragantini. Il tetto era ornato da due tipologie di grondaie a forma di teste di leoni risalenti a periodi diversi, uno della fine del VI secolo a.C. e l’altro della prima metà del V secolo a.C.
Tempio di Zeus Olimpio
Le rovine del tempio di Zeus Olimpio testimoniano uno dei più grandi templi dorici dell’antichità classica. Purtroppo l’area – probabilmente già danneggiata da terremoti in passato – venne utilizzata come cava nel Medioevo (la cava gigantum è citata in documenti d’archivio) e nel 1700 divenne sede del porto di Porto Empedocle. Secondo lo storico Diodoro Siculo, la costruzione iniziò subito dopo la grande vittoria delle città greche di Sicilia sui Cartaginesi nella battaglia di Himera nel 480 a.C. Lo storico sostenne inoltre che la costruzione del tempio non fu mai terminata perché era ancora privo del tetto quando la città di Akragas fu conquistata dai Cartaginesi nel 406 a.C. L’edificio, caratterizzato da un’architettura molto originale, fu costruito su una gigantesca piattaforma rettangolare sopra la quale poggiava una base a cinque gradini, l’ultimo gradino era due volte più alto degli altri quattro, per creare un podio e distinguere il tempio dall’ambiente circostante. ambiente. Il tempio era circondato da un muro perimetrale, caratterizzato all’esterno da sette semicolonne di ordine dorico sui lati corti e quattordici su quelli lunghi, a cui corrispondono altrettanti semicolonne rettangolari all’interno. Si stima che l’altezza originaria delle semicolonne fosse di oltre diciotto metri. All’esterno del tempio, negli spazi tra le semicolonne, su piattaforme di circa undici metri, erano posizionate enormi statue di Giganti (Atlanti), alte circa otto metri ciascuna, congelate nell’atto di sostenere con forza la trabeazione del tempio.
Tempio Di Vulcano
Il Tempio di Vulcano (Efesto in greco) è situato sulla collina ad ovest del Giardino della Kolymbetra che lo separa dall’estremo sud-ovest della Collina dei Templi e dal Santuario delle Divinità Ctonie. Come spesso accade ad Agrigento, la denominazione tradizionale del Tempio di Vulcano è puramente convenzionale e non è supportata né da reperti archeologici né da documenti. Il suo nome deriva da un’interpretazione di un verso del geografo e scrittore latino Solino, che fa riferimento a cerimonie religiose tenute presso un lago akragantino non lontano dalla collina di Vulcano (collis Vulcanius), così chiamato forse per la presenza di sorgenti sulfuree. Del tempio oggi non rimane quasi nulla se non piccoli tratti della fondazione con quattro gradini e due colonne superstiti. La posizione di queste colonne ha permesso agli storici di decifrare la composizione originaria del tempio; il tempio fu costruito in ordine dorico intorno al 430 aC e sarebbe stato caratterizzato da sei colonne sui lati brevi e tredici su quelli lunghi. L’interno del tempio era diviso in tre ambienti: il portico d’ingresso, il naos e l’opistodomo, l’ambiente posteriore, con il portico e l’opistodomo incorniciati da due colonne. Le colonne mostrano influenze dell’ordine ionico. Nel naos sono state rinvenute le fondamenta di un tempietto risalente al VI secolo aC.
Tempio di Demetra
Sulle pendici orientali della Rupe Atenea, uno dei due colli su cui si estende la città di Agrigento, sorge il Tempio di Demetra, edificato intorno al 470 a.C. Oggi i ruderi del tempio sono stati inglobati nella Chiesa di San Biagio, edificio religioso risalente al periodo normanno (XII secolo). Solo le fondamenta dell’atrio all’ingresso del tempio sono ancora facilmente visibili dall’esterno dell’abside della chiesa. L’edificio del tempio, privo di colonne, è composto da un semplice naos preceduto da un atrio, forse con colonne ai lati delle porte; il soffitto era impreziosito da grondaie decorative a forma di teste di leoni. Il tempio presenta anche un muro esterno che serviva a terrazzare il ripido pendio; a ovest c’è una strada dove sono stati conservati i carri greci. L’edificio si affaccia sulle fortificazioni di Porta I, nei pressi della quale si trova il cosiddetto Santuario rupestre, appena fuori dal perimetro murario.
Tempio di Atena
Sulla collina di Girgenti, uno dei due altipiani su cui è costruita la moderna città di Agrigento e all’esterno del sito archeologico della Valle dei Templi, sono stati rinvenuti i resti di un tempio dorico risalente alla metà del V secolo a.C. nella chiesa normanna di Santa Maria dei Greci. All’interno della chiesa sono visibili parte delle colonne dei lati sud e nord del tempio e, entrando in uno stretto passaggio, sono ancora visibili i resti del basamento a gradoni. Non vi è però traccia delle mura del naos, anche se l’abside centrale della chiesa è costruita sui resti del suo pavimento lastricato. Le fondamenta del tempio sono difficilmente individuabili a causa della depredazione avvenuta in passato – forse nello stesso periodo della costruzione della chiesa – e successivamente per la creazione degli ossari e della cripta al centro della navata centrale.
Commento di Cristina Rossello: Il tempio è certamente la costruzione più rappresentativa dell’arte e della cultura greca. Per i Greci rappresentava la casa della divinità protettrice della città e veniva eretto nel punto più alto dell’abitato, l’acropoli, in modo che tutti lo possano ammirare. Anche nelle città della Magna Grecia come Agrigento e Selinunte, il tempio si trova su un’altura o comunque in un’area significativa anche per conferirgli un preciso significato di culto.