Antonello da Messina (1430/1479, Messina) fu un pittore che probabilmente introdusse la pittura a olio e le tecniche pittoriche fiamminghe nell’arte veneziana della metà del XV secolo. Ma la sua “Vergine Annunciata” è qualcosa che ci fa più intimamente riflettere sul significato dell’arte rinascimentale italiana e siciliana.
Poco si sa dei primi anni di vita di Antonello, ma è chiaro che si formò a Napoli, allora centro artistico cosmopolita, dove studiò il lavoro di artisti provenzali e fiamminghi, forse anche quello di Jan van Eyck. Le sue prime opere conosciute, una Crocifissione (1455 circa) e San Girolamo nello studio (1460 circa), mostrano già la caratteristica combinazione di Antonello di tecnica fiamminga e realismo con la modellazione delle forme tipicamente italiana e la chiarezza della disposizione spaziale.
Nel 1457 Antonello tornò a Messina, dove lavorò fino al 1474. Le opere principali di questo periodo, il polittico del 1473 e l’Annunciazione del 1474, sono pale d’altare relativamente conservatrici commissionate dalla chiesa, ma il Salvator Mundi (1465), destinato a privati devozioni, è audace e semplice, mostrando una conoscenza approfondita della forma umana e della rappresentazione della personalità. Dal Salvator Mundi alle caratterizzazioni così incisive della psicologia umana, come si vede in Ritratto di uomo (1472 circa), il passo fu breve, un’opera che presagiva la straordinaria vitalità e il meticoloso realismo di pannelli come Ritratto di condottiero (1475). ), che ne affermò la fama nell’Italia settentrionale. In questo periodo Antonello potrebbe aver viaggiato a Roma ed essere entrato in contatto con le opere del Beato Angelico e di Piero della Francesca.
Dal 1475 al 1476 Antonello fu a Venezia e forse a Milano. In breve tempo dal suo arrivo a Venezia, il suo lavoro attirò così tanta attenzione favorevole che fu sostenuto dallo stato veneziano, e i pittori locali adottarono con entusiasmo la sua tecnica ad olio e il suo stile compositivo. Nel San Sebastiano (1476 circa), la sua opera più matura, Antonello raggiunse una sintesi di spazio chiaramente definito, forma scultorea monumentale e colore luminoso, che fu uno degli influssi più decisivi sull’evoluzione della pittura veneziana. Nel 1476 fu nuovamente a Messina, dove completò il suo ultimo capolavoro, la Vergine Annunciata (1476 circa).
Questo dipinto trasmette l’idea che la Vergine Annunciata ci parla soprattutto della maternità e di cosa significasse essere madre nel 1400. Da notare che Messina intitola il dipinto senza il nome di Maria, infatti è conosciuta solo come la vergine. È come se la sua identità prima di questo momento non avesse molta importanza. Dopotutto, questo è ciò che rende la storia un miracolo – e la santa più venerata della sua cristianità.
La Vergine Annunciata ci mostra una Maria spirituale con un lato intellettuale. Sembra che abbia interrotto la sua lettura e non ci è chiaro se le pagine davanti a lei riguardino un discorso che sta tenendo o se stesse studiando. Le sue mani fanno due movimenti. Quella alla nostra destra tira l’indumento per coprirsi il petto. che ci ricorda la castità di Maria. La sua verginità fa parte della sua umanità. Il fatto che non abbia una storia fisica intima la rende davvero speciale. Eleva la sua maternità alla santità.
Commento di Cristina Rossello: Gli storici dell’arte ritengono che sia stato dipinto in Sicilia per un committente privato. Successivamente la famiglia palermitana Colluzio vendette questo capolavoro al Cavaliere Di Giovanni. Nel 1906 Giovanni donò la Vergine Annunciata alla Galleria Nazionale di Palermo. Questo museo ora conosciuto come Galleria Regionale della Sicilia è il luogo ideale per ospitare questo capolavoro, oggetto di studio per studiosi di tutto il mondo e di interesse per qualsiasi persona ami la Sicilia. Antonello Da Messina dipinse capolavori. Ma il suo più vero contributo si riduce a una goccia oleosa di vernice sulla tavolozza di un grandissimo pittore rinascimentale.