CALCIO FEMMINILE IN CONTINUA E COSTANTE CRESCITA

Il momento è propizio e il calcio femminile in Italia sembra aver raggiunto uno status europeo. Il numero di tesserate è aumentato del 66 per cento negli ultimi dieci anni e il campionato con la nuova riforma prende una sfumatura diversa

La svolta normativa più importante in Italia è arrivata lo scorso luglio quando la Figc ha introdotto ufficialmente il professionismo nel massimo campionato femminile. Nell’ormai lontano 2015 si era deciso che i club professionistici maschili dovessero obbligatoriamente tesserare una quota di ragazze a livello giovanile in modo da creare nel medio-lungo termine squadre femminili che operassero sotto le spoglie di un club professionistico. La Fiorentina aprì la strada del progetto cui
seguirono poi altre squadre e ad oggi otto squadre su dieci sono legate ufficialmente ad un club. Dal 2018 l’organizzazione e la gestione del calcio femminile è passata alla Figc e tutto questo sembra aver dato nuova linfa al movimento, sia per quanto riguarda il numero di tesserate, aumentate del 66 per cento in dieci anni, che in termini di interesse che fino a poco tempo fa agiva nell’ombra senza un’adeguata copertura televisiva. Oggi il calcio femminile nel suo insieme europeo e internazionale
esprime valori che vanno oltre il rettangolo di gioco e se per gli uomini ci sono idoli quali Messi e Ronaldo, per il calcio femminile il simbolo indiscusso è Megan Rapinoe. La calciatrice statunitense è passata da perfetta sconosciuta a modello di riferimento per le sue battaglie sull’equal pay nel calcio americano, un’affermazione di diritti acquisiti nel calcio femminile che oggi sembrano scontati ma sono frutto di dure battaglie condivise dal team americano. L’idea principale si riferirebbe ad un
modello a cui bambine e ragazze possano aspirare per giocare a calcio nella totale libertà come avviene per i colleghi maschili. Proprio per questo, il percorso di professionalizzazione del calcio femminile non è solo una questione contrattuale, ma rappresenta l’ultimo step ideale per permettere a tutto il movimento di restare competitivo ai massimi livelli e offrire al tempo stesso una possibilità concreta di crescita sportiva e sociale a tutte le ragazze e bambine ancora in attesa che qualcuno
bussi alla loro porta. Anche Carolina Morace sembrerebbe dello stesso avviso: l’ex CT dell’Italia femminile ed ex giocatrice, durante un corso di formazione di Politiche Strategiche delle società calcistiche, ha parlato di uno sviluppo ancora parziale dove negli ultimi anni sono emerse calciatrici dal talento cristallino non ancora esplose ma vincolate e frenate dalla mancanza di un riconoscimento del lavoro come professione. Il modello di riferimento, come spesso accade, sono i maggiori campionati europei dove i main sponsor fanno la differenza ed offrono al movimento un orizzonte più chiaro e lungimirante.

Foto  della Nazionale Femminile di Calcio (Facebook: @azzurrefigc)

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